"Terremoto? Il vero pericolo sono le case". Enzo Boschi: ecco cosa rischia Arezzo

Intervista all'esperto nazionale di sismologia. "La città è zona sismica anche se meno di altre. Ma l'attuale fenomeno ha un epicentro lontano"

Enzo Boschi

Enzo Boschi

Arezzo, 28 ottobre 2016 - «Sì lo so, tanti amici mi hanno chiamato mercoledì sera». Si concede volentieri al telefono Enzo Boschi che oltre a essere il più noto sismologo italiano è anche un aretino purosangue nonostante ormai da anni risieda in Emilia.

«Per la verità - dice Boschi - sono adesso nella mia casa di campagna nei pressi di Forlì e anche qui le scosse sono state avvertite».

Ma Arezzo corre pericoli? Inutile girarci intorno, Arezzo e buona parte della sua provincia sono zona sismica e quindi il rischio ipotetico di un terremoto c’è sempre. Scosse importanti, di magnitudo simile alle ultime, si sono verificate nella storia e hanno prodotto gravi danni».

E dunque... «E dunque non bisogna fare allarmismi, ci sono altre aree ben più sismiche e all’interno della stessa provincia aretina persistono diversi gradi di rischio».

Come in Valtiberina... «Appunto, la Valtiberina è territorio a più alto tasso sismico, in misura minore lo è anche il Casentino nella dorsale appenninica. Ma pure la città non è del tutto al sicuro. Da qui a dire che ci saranno terremoti, ne passa eccome».

Esiste un pericolo relativo a quest’ultimo evento? In altre parole: il movimento tellurico potrebbe ripetersi qui in misura più forte? «Direi di no. L’epicentro è ben localizzato e su Arezzo non può abbattersi lo stesso terremoto».

Come mai, anche in città, le due scosse sono state avvertite e dunque vissute in modo diverso da quartiere a quartiere, da comune a comune? «La propagazione delle onde sismiche non è omogenea, nulla di strano che il sisma sia stato percepito in misura diversa anche in centri poco distanti l’uno dall’altro. E poi dipende molto anche dalle caratteristiche del terreno dove insistono gli edifici. La qualità del suolo è determinante nella risposta alla scossa».

Insomma, dobbiamo stare in allerta... «No, dobbiamo sapere che Valtiberina e in parte Casentino sono a rischio sismico, un grado di rischio che in Toscana è condiviso con il Mugello e la Garfagnana».

Ci dovremmo dunque attrezzare di conseguenza... «E’ questo il punto. Il problema non sta tanto nel terremoto, sta nell’inadeguatezza della grande parte delle abitazioni e degli edifici pubblici. Prendete la città: le costruzione risalgono in prevalenza agli anni Cinquanza, Sessanta, Settanta, quando il requisito antisismico non era nemmeno preso in considerazione. E’ da qui che bisogna partire, occorre adeguare i nostri immobili, ristrutturarli sulla base di precisi criteri. E’ inutile poi piangere e strapparsi i capelli a disgrazie avvenute».

di Sergio Rossi