Si vaccinano poco perfino i medici. Desideri: fatelo, l’influenza è brutta

Nel 2015 solo un operatore sanitario su 5. E qui è meglio che altrove

DIRETTORE Enrico Desideri  a capo dell’Asl Toscana sud

DIRETTORE Enrico Desideri a capo dell’Asl Toscana sud

Arezzo, 5 ottobre 2016 - Pronti all'INFLUENZA, che quest'anno sembra essere particolramente aggressiva. Ma ad Arezzo non ci sarà nessuna corsa al vaccino, almeno non tra i sanitari. E’ quanto emerge dai dati diffusi dall’assessorato alla Salute che parla, alla luce dei dati 2015, di uno scarso 15% dei sanitari toscani coperti contro il virus dell’influenza. Proprio coloro che dovrebbero proteggere i malati degli ospedali e negli studi. Al preoccupante dato toscano fa eco un dato aretino tutto sommato rassicurante, pur con tutti i suoi limiti.

Se a Livorno solo il 6,6% sono state le adesioni al vaccino anti influenzale, e l’ex Asl fiorentina arriva al 24,5% di copertura, da noi la percentuale di vaccinati tra gli operatori sanitari è del 21,5%.

Un dato quindi di tutto rispetto nel calderone generale, ma che guardato sotto la lente di ingrandimento parla di meno di un operatore sanitario su quattro che si è vaccinato. Un numero che esprime tutti i suoi limiti appunto, amplificato dal fatto che riguarda proprio chi ogni giorno è a contatto con malati gravi, per i quali anche una semplice influenza stagionale può comportare gravi rischi.

AREZZO, insieme a Siena (che, a onor di cronaca, si attesta al 20,5%) è l’unica ad aver sensibilmente migliorato il numero di vaccini nel giro di un anno. Nel valore generale sembrano andar meglio i medici di famiglia, rispetto a quelli degli ospedali.

Comunque la campagna per la vaccinazione anti influenzale in Toscana dovrebbe partire intorno alla fine del mese. E l’appello è chiaro: «Vaccinatevi, vaccinatevi e ancora vaccinatevi» è il messaggi che arriva da Enrico Desideri, direttore generale della nuova Asl Toscana Sud.

«Quest’anno il virus sarà tra i più aggressivi, invito medici, infermieri e manager come me a vaccinarsi. Farlo è importante non solo per dare un buon esempio. I buoni motivi sono tre. E’ necessario farlo per se stessi, per non trasmettere il virus ai colleghi e per non farlo ai malati».