"Bello rivedere Piero": Grasso stregato da Arezzo. "Mafia, è un pericolo anche qui"

Il presidente del Senato passeggia in via Cesalpino per mano alla moglier, cena al "Chiavi d'Oro", si commuove parlando di Borsellino, parla ai giovani al Festival Passioni

Pietro Grasso con il Prefetto a San Francesco

Pietro Grasso con il Prefetto a San Francesco

Arezzo, 22 luglio 2015 - Oggi sono in pausa relax. Ci ero già venuto come turista ed è sempre un piacere»: il presidente del Senato risale gli stessi gradini percorsi due settimane fa dall'ex re di Spagna Juan Carlos e si immerge nei colori di Piero della Francesca. Prima va in Comune, dove lo aspettano  il prefetto Guidi, il sindaco Ghinelli, Marco Meacci che lo ha invitato a parlare di legalità al suo «Passioni Festival».

La serata del presidente inizia così: ricevimento in Comune e in regalo il «Canzoniere» del Petrarca, la firma sull’albo d’onore, la foto con gli armigeri della Giostra, l’invito a partecipare a quella del 27 agosto (ma è impegnato e non ci sarà).

Poi a piedi  per via Cesalpino sotto braccio alla moglie Maria Fedele. Sorride, fa battute, si fa fotografare con la Pieve sullo sfondo «Mi sembra di fare un album di nozze». Saluta la senatriceMattesini: «La sento tutti i giorni, e ogni volta mi invita, voi toscani non mollate». In basilica la visita guidata agli affreschi e al termine in dono volumi su Piero e su Arezzo da parte della responsabile del bookshop.

Cena al ristorante «Chiavi d’oro», già presidiato dal primo pomeriggio. La sera l’incontro all’Eden a parlare di legalità. Lo fa con passione, parafrasando il titolo del festival, lo fa raccontando con semplicità la sua esperienza personale di giudice e di procuratore antimafia, la sua amicizia con Falcone e Borsellino. Si commuove nel raccontarne il giorno della morte.

«Criminalità organizzata, riciclaggio, fenomeni che qui non sono visibili, sono sotto traccia, la violenza non appare ma gli interessi economici spingono spesso la criminalità organizzata ad allungare le sue trame fino a questo territorio. Mi sento spesso con il procuratore distrettuale antimafia di Firenze e so che la situazione è sotto osservazione». La cultura ci salverà? «La bellezza e la cultura sono un’arma contro la mafia, sono venuto anni fa da turista a vedere i vostri capolavori e li rivedo come arricchimento spirituale, tutti i cittadini italiani dovrebbero godere di questo patrimonio enorme».