Abuso di psicofarmaci e antidolorifici, i nuovi pericoli per gli adolescenti

Dall’1 al 3% dei giovani aretini si imbottisce di medicinali fai-da-te

Cresce l'allarme psicofarmaci tra i ragazzi

Cresce l'allarme psicofarmaci tra i ragazzi

Arezzo, 13 aprile 2016 - Dipendenza dalla cocaina? Eroina? Cannabis? Sì, c’è anche tutto questo ma tra i giovani aretini cresce anche l’abuso di psicofarmaci, farmaci cosiddetti anoressizzanti, antidolorifici. Lo mette in luce una ricerca del Cnr che dimostra come queste sostanze in tutta la Toscana siano molto diffuse tra i giovani e i giovanissimi, lo conferma il dottor Marco Becattini responsabile del Sert di Arezzo: «Lo studio del Cnr mette in luce quanto siano diffusi farmaci e psicofarmaci tra gli adolescenti toscani anche se, a mio avviso, il dato non è confrontabile perché si base su risposte che i ragazzi hanno dato spontaneamente durante un questionario, quindi non sappiamo con esattezza quanto siano stati sinceri gli intervistati e quanto, invece, abbiano voluto nascondere le loro abitudini. Ciò detto, il fenomeno esiste e ad Arezzo riguarda dall’1 al 3% della popolazione giovane, un dato forse sottostimato. Credo che la cosa principale che emerge è che i ragazzi vivono il sintomo in modo solitario. Non stanno bene? Non vanno dal medico di famiglia ma consultano internet, oppure si consultano tra ragazzi ed ecco che si arriva a fare uso di medicinali a caso, che nell’immediato donano sollievo. Può essere il tranquillante per dormire, il rimedio che blocca il senso di fame per dimagrire e via dicendo».

Un pericolo insomma, perché si tratta di farmaci che vanno presi sotto stretta prescrizione medica. Ma Becattini invita a non pensare che si tratti del problema di «altri»: «Si crede sempre che a stare male sia il figlio del vicino ma non è così. L’adolescenza è un passaggio cruciale, soprattutto oggi con la società sempre più virtualizzata. In quegli anni invece il corpo diventa concreto e magari il ragazzo si accorge che, in barba a quello che hanno detto i genitori o l’allenatore, non diventerà un calciatore di talento, si sente goffo, imbranato, perfino stupido. L’adolesente è sperimentatore per sua natura, perciò sente il desiderio di provare qualcosa che allevi il suo star male. Non sono da demonizzare internet o i farmaci, bisogna capire cosa c’è nel cuore di questi ragazzi e trovare il modo di aiutarli».