"Riaperti e in zona gialla, altrimenti è finita"

Ristoranti versiliesi appesi alle decisioni del Governo: senza Natale e Capodanno tanti faranno il botto. Altri si riciclano con l’asporto

di Beppe Nelli

Santa Lucia di Camaiore è un borgo che a Natale sa tanto di presepe. Ma il Vignaccio, incastonato sulla terrazza, rischia di rimanere chiuso e spento. Come tutti i ristoranti che aspettavano la riapertura di dicembre per riprendere fiato e incassi. Ma col Governo l’incertezza regna sovrana, tra voci di riaperture fino alle 18, divieti totali fino a Capodanno, zone che cambiano colore (a parole) come le lucine degli alberi, appunto, di Natale.

Così Riccardo Santini con la moglie Emiliana, in ferie al Vignaccio di S.Lucia, s’è riciclato: "Il ristorante è chiuso. Intanto ho preso una bottega a Capezzano, vicino all’ex Kama, "Baccalà, vino e merendino". Ho qualche tavolo per gli spuntini, ma ora faccio asporto e consegno a domicilio ghiottonerie di gastronomia come tartufi, e le cose che cucina mia moglie, per esempio stasera cinghiale e ribollita. Umberto Olivieri proprietario del Vignaccio, e la moglie Elisa Meconi titolare di Bernardone, ci hanno messi tutti in ferie, e se continua così finiremo in cassa integrazione. Per fortuna ho le consegne a casa. Anche Annalea Torcigliani del Merlo mi ha ordinato molto vino perché prevede di lavorare molto di più a Natale con la gente che resterà a casa".

La nuova stella Michelin al Franco Mare di Marina di Pietrasanta suona invece come una beffa per Davide Stefanini: ha festeggiato stando chiuso. "Se non riapriamo, con i conti da pagare, sarà il caos. A novembre di solito facciamo ferie, ma senza dicembre e la settimana delle festività... Se continua così metteremo tutti in cassa integrazione, noi siamo una gestione familiare ma ci sono anche i dipendenti. Però i costi fissi di luce, acqua e gas ce li fanno pagare anche quando siamo chiusi. Invece, di ristori neanche l’ombra". Anche parlare di ristori al ristorante suona come una beffa.

A Viareggio Piero Gabrielli ha due ristoranti, Massimo davanti alla Pineta di Ponente e il Casablanca in Passeggiata: "La situazione è drammatica. Al Casablanca, dopo il lockdown, in estate abbiamo incassato quanto l’anno prima. Da Massimo invece avevamo fatto investimenti per ritirare su il locale rispetto alle precedenti gestioni, e il Covid non ci ha certo aiutato a farci nuova clientela. Siamo nel caos, tutti questi Dpcm non ci consentono di programmare l’attività. Senza certezze mè impossibile andare avanti, spero che col vaccino riparta tutto. Ma a Viareggio, se ci tolgono il Carnevale e l’estate, che ci resta?". Poco. Infatti il ristorante del Bagno Rossella in Darsena ha deciso di saltare comunque le festività. "Riapriremo a marzo – dice Isabella Baldi – permessi permettendo. E’ impossibile stare a vedere come vanno il Covid e le decisioni ballerine del Governo. Del resto, la maggior parte del personale è stagionale. La salute va avanti a tutti, ma qui saltano aziende e lavoratori. Senza cassa integrazione le famiglie che fanno?". Vede nero anche Esmeralda Giampaoli di Confesercenti: "Se confermano le non riaperture, brucia brucia, quando sarà finita la miccia la bomba scoppierà. E i ristori? Dopo il lockdown andavamo verso l’estate, ora c’è un inverno morto. Non so cosa succederà ai ristoranti se perdono gli incassi di Natale, Capodanno e tutte le feste. Asporto e delivery sono solo un palliativo. E comunque questa zona rossa vale solo per pubblici esercizi, palestre, estetiste e qualche negozio: il resto è Carnevale".

Gli stellati, che hanno costi di gestione altrettanto stellari, aspettano sgomenti. "Conte a Canale 5 non ha detto nulla – sbotta Roberto Franceschini di Romano – Chi anticipa che riapriremo fino alle 18, altri che resteremo chiusi. E’ tutto campato in aria, aspettiamo comunicazioni ufficiali di qualcuno. Come tanti colleghi, prendo le prenotazioni di Natale e S.Stefano col beneficio del dubbio. Riaprire almeno fino alle 18 sarebbe una conquista, ma se la Toscana torna in zona arancione non cambierà nulla". Infatti Chiara Viani, figlia di Lorenzo del Forte, è categorica: "Se non torniamo al giallo non riapriremo nemmeno a pranzo. Consentendo gli spostamenti tra Comuni toscani lavoreremmo coi clienti di tutta la regione, perché la gente non ne può più, ha voglia di muoversi anche se i soldi sono pochi. Si respira un clima completamente diverso, ma a Roma fanno passare le notizie che vogliono. E mi dispiace per chi è veramente in difficoltà".

La gravità sociale del momento è ben chiara nei numeri dei quattro ristoranti della famiglia Vaiani al Forte: in cassa integrazione ci sono 100 dipendenti tra Bistrot, Fratellini’s, Osteria del Mare e (in parte) Pesce Baracca. "Si vive alla giornata – dice David Vaiani – Lavoriamo un po’ per l’asporto al Pesce Baracca, ma a ranghi ridotti. Prima o poi si riaprirà: i clienti chiamano, sono convinto che ci consentiranno una bella ripartenza. Però se a Natale ci tengono chiusi sarà un problema grossissimo. Noi siamo legati alla clientela extraregionale, se mancano lombardi e piemontesi il lavoro è minimo. Riaprire a Natale e Capodanno senza che piemontesi, milanesi e parmensi possano venire a Forte sarebbe un disastro lo stesso".