“Il sole sulla pelle“ in lizza per il David

Il docufilm di Bondielli e Martella racconta la lotta quotidiana e la battaglia civile dei sopravvissuti alla strage ferroviaria

In questi anni, portando “Il sole sulla pelle“ in giro per le sale cinematografiche italiane, i due autori Massimo Bondielli e Gino Martella sono entrati in punta di piede in molti contesti diversi. "Dovunque andassimo, la reazione di fronte al film è sempre stata di grande partecipazione emotiva. Come un flusso che passava da proiezione in proiezione. Molti ci hanno confidato che, dopo aver visto il nostro documentario, non avrebbero mai più potuto dimenticare la notte del 29 giugno 2009". “Il sole sulle pelle“, il documentario che racconta la strage ferroviaria di Viareggio del 2009 e la lunga (e ancora non conclusa) battaglia di giustizia condotta dai familiari delle vittime, è tra i film in concorso ai David di Donatello 2021. Il lungometraggio prodotto dalla Caravanserraglio Film Factory è stato incluso nella sezione Documentari, assieme ad altri lavori prodotti e usciti in Italia nel periodo incluso tra gennaio 2020 e febbraio 2021.

Progetto di cinema civile nato dopo la realizzazione da parte degli stessi autori del cortometraggio “Ovunque proteggi“, che ottenne vari riconoscimenti tra cui una menzione speciale ai Nastri d’Argento del 2017, “Il sole sulla pelle“ è stato realizzato grazie al sostegno dell’associazione dei familiari delle vittime Il Mondo Che Vorrei, della Toscana Film Commission, de L’Aura - Scuola di cinema di Ostana e di tanti cittadini che hanno partecipato alla campagna di crowdfunding. "Quando racconti un dolore – spiegò Massimo Bondielli alla prima del documentario, nel dicembre 2018 al cinema Eden di Viareggio – c’è sempre il rischio di sbagliare, di esagerare, di trascurare qualcosa".

Il documentario mette in scena la lotta quotidiana di Marco Piagentini, di Daniela Rombi, di Riccardo Antonini, di un’intera comunità che si è stretta attorno a una sacrosanta richiesta di giustizia. Non si tratta solo di cinema di denuncia; è la storia di chi, affrontando un dolore e riappropriandosi della vita, sta portando avanti da anni una battaglia di civiltà. "In un momento così difficile per chi lavora nel cinema – ha commentato Gino Martella – questo traguardo è una piccola rinascita. Trasformiamo questo tempo dell’attesa in un tempo di liberazione".

Michele Nardini