Il "dono" dei guariti per combattere il virus

Anche il Versilia ha aderito alla sperimentazione ’Tsunami’: "Alcuni pazienti ricoverati sono già stati trattati con il plasma iperimmune"

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Sono stati contagiati, sono stati pazienti, sono guariti, e adesso vogliono poter aiutare altri pazienti a guarire dal Covid. "Perché chi attraversa la sofferenza spesso si trova a comprendere l’utilità della donazione" racconta Daniela, da anni segretaria dell’Avis di Viareggio. Proprio a lei nei giorni scorsi si è rivolta una famiglia: "Lui, positivo, era a casa con i figli; e anche lei, la moglie, era positiva ma ricoverata in ospedale per le complicazioni dell’infezione. Entrambi, quando finalmente si sono riabbracciati, hanno deciso di donare il loro plasma iperimmune per dare un contributo nella battaglia contro la pandemia". E non sono i soli: da quando anche il centro trasfusionale dell’ospedale della Versilia, diretto dalla dottoressa Maria Silvia Raffaelli, ha aderito alla sperimentazione clinica per verificare se la terapia con il plasma dei guariti può essere un’arma efficace per il trattamento dei pazienti critici con polmonite da Sars CoV-2, le associazioni del territorio hanno iniziato a raccogliere storie e richieste di potenziali donatori.

"Nel nostro ospedale – racconta la dottoressa Raffelli – alcuni pazienti sono già stati trattati con il plasma dei guariti, che contiene anticorpi specifici anti Covid-19 cosiddetti neutralizzanti perché agiscono direttamente sul meccanismo di azione del Coronavirus". È tuttora in corso uno studio, chiamato Tsunami (acronimo di TranSfUsion of coNvalescent plAsma for the treatment of severe pneuMonIa due to SARS-CoV2) promosso dall’ Aifa, dal Centro Nazionale Sangue (CNS) e dal Centro Regionale Sangue (CRS) per la valutazione dell’efficacia del plasma iperimmune; non ci sono, però, evidenze scientifiche conclusive sull’efficacia di questa terapia e pertanto essa è da considerarsi sperimentale. "Il plasma iperimmune – continua la responsabile del centro trasfusionale - può essere donato soltanto da persone di sesso maschile o donne nullipare e che non abbiano ricevuto trasfusioni. Per donare sono richiesti i requisiti standard per le donazioni di plasma più quelli specifici per il Covid-19. Occorre, infatti, eseguire una visita come potenziale candidato donatore dopo che sono passati almeno 14 giorni dalla documentata guarigione". Di fatto, possono donare solo coloro che hanno effettuato un tampone molecolare risultato negativo. "Al donatore, al momento della visita, oltre ai test standard, viene eseguito un test per quantificare il livello di anticorpi anti-Covid. Se il titolo di questi anticorpi è adeguato – prosegue la dottoressa Raffaelli – la donazione di plasma iperimmune può essere effettuata almeno dopo 28 giorni dalla guarigione".

Ma la donazione di sangue e di plasma resta di fondamentale importanza anche per il mantenimento delle cure tradizionali nei vari reparti ospedalieri. "All’inizio della pandemia si è registrato un calo di donazioni, recuperato grazie ai vari appelli delle istituzioni e e di tutte le associazioni del dono del sangue presenti sul territorio. Donare sangue – ribadisce la dottoressa Raffaelli – è sicuro, si entra all’ospedale attraverso il check-point dove è stato previsto un percorso preferenziale dedicato ai donatori. Per evitare assembramenti, la sala d’ attesa è stata ricavata nello spazio di fronte al centro trasfusionale, in modo che vengano rispettate le norme sul distanziamento".

Martina Del Chicca