Il disastro era annunciato Trent’anni senza fare nulla

L’ex sindaco Marcucci lanciò il progetto dell’acquedotto industriale collegato al depuratore, ma dopo di lui tutto è finito nel dimenticatoio. Economia a rischio

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di Beppe Nelli

Venticinque anni fa o giù di lì emerse prorompente all’onore delle cronache l’allarme ambientale del cuneo salino. Spopolava soprattutto da Torre del Lago a Lido di Camaiore, per la conformazione del suolo, e dettò molte scelte politiche dell’epoca. Sembrava di andare alla catastrofe da un giorno all’altro, ma non c’erano ancora i social e il cuneo non ebbe il successo del cambiamento climatico. Come il cambiamento climatico, anche il cuneo salino esiste: però il clima è ecumenicamente spendibile per motivare tasse e restrizioni.

Il cuneo salino altro non è che l’infiltrazione dell’acqua di mare al posto della falda idrica dolce lungo la fascia costiera. Se ne occupò molto la giunta di Marco Marcucci, con studi e progetti, ma poi tutto è finito nel dimenticatoio fino a oggi. L’ingresso dell’acqua salata nel sottosuolo, fino a un certo livello, è normale lungo le coste sabbiose. Ma se per qualche causa la falda dolce si riduce e si ritira, allora sono guai. Eccessivi emungimenti dai pozzi, siccità prolungata, riduzione pluriannuale della piovosità, e pompaggi dei cantieri edili senza reimmissione in falda sono alcune delle cause che aiutano l’avanzata del cuneo salino.

Ma il fenomeno diventò, attorno al 2000, anche arma di scontro politico contro l’edilizia: un tema usato da chi combatteva il progetto del Balena 2000 col suo enorme cassone di cemento armato, ritenuto però da molti esperti anche un freno all’ingresso dell’acqua salata; e contro i progetti a mala pena abbozzati dei parcheggi sotterranei sul lungomare viareggino, che avrebbero causato chissacché. Come usa in città, si sono stati tanti discorsi e tante liti, ma nessun intervento reale. I parcheggi sotterranei sono altrove.

L’ex sindaco Marcucci lanciò anche il progetto dell’acquedotto agroindustriale: dalla Migliarina a Torre del Lago avrebbe dovuto recuperare le acque reflue del depuratore, utilizzabili per industrie e irrigazioni agro-floricole, riducendo così il ricorso al prelievo dai pozzi artesiani. All’epoca in alcuni pozzi di proorietà di floricoltori erano state trovate tracce di salinità. Le condotte di redistribuzione delle acque reflue avrebbero servito serre floricole e campi, con grandi benefici ambientali. Avrebbero...

Si cominciò a fare qualcosa, poi panta rhei, tutto scorre. Anche l’acqua scorre, ma va dove meglio crede. Dunque è tutto da prendere a ridere? No davvero: a guardare cosa hanno fatto 30 anni di politica ci sarebbe da piangere. Le Pinete a Levante e Ponente sono passate periodicamente dall’impaludamento al prosciugamento eccessivi. Molti alberi però non vogliono troppa acqua (dolce), ma nemmeno l’acqua salata. Magari in Passeggiata le palme se ne infischiano del sale, ma hanno altri problemi. In medio stat virtus. Ci vorrebbe con continuità quel giusto mezzo che salva capre e cavoli, il nostro stile di vita e la conservazione della casa comune. Per ora di pini ne sono stati conservati pochi. C’è il rischio che le famose lame d’acqua del Parco di Migliarino diventino lagunette salate? Domani l’altro la Versilia non sarà un deserto coi cammelli come predicano i catastrofisti del cambiamento climatico; e il giorno prima non annaffieremo i fiori con l’acqua del mare. Ma tra un secolo, chissà.