Folla al premio, il Rèpaci è "tutto di Vero"

Per la narrativa ha vinto Veronica Raimo. Menzione alla direttrice Pini. E in piazza Maria Luisa le stelle della letteratura si raccontano

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La 93ª edizione del “Premio Viareggio” si è distinta per la distillazione dei vincitori. Sì, perché la tradizionale formula delle terzine selezionate per la narrativa, la saggistica e la poesia è stata quest’anno stravolta dalla gestione del nuovo presidente della manifestazione, Paolo Mieli. Un pizzico di suspence alla settimana, per arrivare a conoscere il “Premio Viareggio” più atteso, quello per la Narrativa, solo nella cerimonia finale tenutasi ieri sera in piazza Maria Luisa.

Sul gradino più alto del podio per il riconoscimento più ambìto è salita Veronica Raimo con "Niente di vero", edito da Einaudi. Il premio all’autrice è stato consegnato dal vicesindaco Valter Alberici, che ha chiamato sul palco anche il presidente della Regione Eugenio Giani al termine della serata, e dall’assessore alla cultura Sandra Mei. La giovane scrittrice si era già aggiudicata il Premio Strega Giovani, con la storia della vita di una giovane donna che usa l’ironia come scelta letteraria per scardinare il genere attraverso le nevrosi, il sesso e i disastri familiari. Gli altri due autori della terzina, Vanni Santoni con "La verità su tutto" (Mondadori) ed Elena Stancanelli con "Il tuffatore" (La Nave di Teseo), hanno ricevuto il premio “Giuria-Viareggio”.

La serata di gala non è scivolata via liscia come l’olio. A margine dell’evento la protesta dell’associazione Il Mondo che Vorrei rivolta al presidente della giuria, Paolo Mieli, per le parole dette a suo tempo a favore dell’istituto della prescrizione e contro l’eccessiva durata dei processi, incluso quello della strage e, nella fattispecie, il caso dell’ex Ad di Fs Mauro Moretti. Uno striscione è stato srotolato all’esterno: "13 anni, 4 sentenze, 14 giudici... 32 vittime bruciate vive. Ma chi ci restituisce la vita?". In avvio di serata Mieli ha chiesto un minuto di silenzio in ricordo delle vittime del disastro, cosa che sarà ripetuta ogni anno.

Tra le tante novità di questa edizione, ci sono anche la data per la cerimonia finale, fine luglio invece che fine agosto, e la location, il grande palco allestito in piazza Maria Luisa. La fine delle restrizioni Covìd, poi, ha permesso di allargare il pubblico della cerimonia finale. Il ritmo è stato quello rapido, ‘televisivo’, già visto lo scorso anno, impresso dalla conduttrice Monica Giandotti. Accanto a lei si sono alternati sul palco il presidente Mieli e il vicepresidente di giuria Leonardo Colombati, scrittore e rettore dell’Accademia di Scrittura Creativa di Roma “Molly Bloom”.

Il Premio Internazionale allo scrittore e giornalista Wlodek Goldkorn; il Premio giornalistico all’opinionista politica Silvia Sciorilli Borrelli; e l’Opera Prima a Pietro Castellitto per il suo "Gli Iperborei" (Bompiani). Una menzione speciale è stata riservata ad Agnese Pini, direttrice di Qn, Il Giorno, La Nazione, il Resto del Carlino, per la folgorante carriera che in pochi anni l’ha portata al ruolo attuale.

E’ stata poi la volta dei poeti: il vincitore della terzina Claudio Damiani, autore della raccolta "Prima di nascere" edita da Fazi; e poi Carlo Carabba con "La prima parte" (Marsilio) e Silvia Bre con "Le campane" (Einaudi), che hanno ritirato il riconoscimento “Giuria”. Per la Saggistica la vincitrice già annunciata è Silvia Ronchey con "L’ultima immagine" (Rizzoli Libri). Premiati anche gli altri due saggisti, Enrico Terrinoni per "Su tutti i vivi e i morti. Joyce a Roma" (Feltrinelli editore), e Vincenzo Trione con "Artivismo" (Einaudi).

Chiara Sacchetti