L’odissea di un paziente prima di venire ricoverato e poi intubato

La drammatica testimonianza di chi ha assistito un uomo di 61 anni che dal Versilia è stato trasferita a Cisanello: è ancora grave

Il 61enne viareggino è stato trasferito dal Versilia a Cisanello in ambulanza

Il 61enne viareggino è stato trasferito dal Versilia a Cisanello in ambulanza

Versilia, 11 aprile 2020 - «I ritardi nelle risposte dei tamponi creano problemi alle famiglie, per giunta già colpite da dispiacere e preoccupazione quando un familiare viene aggredito dal Coronavirus". Una nostra lettrice, D.M. chiede tempi più rapidi e dunque interventi più celeri per i pazienti affetti da Covid–19: nella sua famiglia ha avuto a che fare con alcuni casi che fanno riflettere sui disagi che si trova a dover affrontare chi ha la sfortuna di contrarre il morbo.

«Ai primi di marzo G.S., 61 anni, ha avuto circa 10 giorni di tosse secca senza febbre o raffreddore – racconta D.M. –, il 18 marzo ha cominciato a respirare a fatica e ha chiamato il medico che gli ha somministrato una puntura di cortisone. E’ stato meglio ma solo fino alla sera del giorno successivo; poi ha cominciato a dire che non riusciva più a parlare perché si sentiva stanco, non ce la faceva ad alzarsi e rimaneva sdraiato comunicando con tutti solo via telefono. Venerdì 20, intorno alle 17, ha chiamato il 118 perché respirava di nuovo male. Al pronto soccorso gli hanno fatto una radiografia e gli è stata diagnosticata una polmonite bilaterale.

A quel punto gli hanno fatto il tampone, ma nel frattempo lo hanno rimandato a casa dal momento che la risposta sarebbe arrivata solo il giorno successivo. E in effetti il sabato intorno a mezzogiorno hanno chiamato per dire che il tampone era positivo, ma che il paziente sarebbe dovuto restare a casa con il controllo del medico".

Se non che , la situazione nel frattempo si è aggravata. "Domenica intorno alle 18 continuava ad avere problemi respiratori, per cui è stato portato di nuovo al Versilia. Lo hanno trattenuto al pronto soccorso con la maschera per l’ossigeno fino a lunedì sera, quando lo hanno intubato. Ha chiamato la famiglia per salutare e ha chiesto un foglio per fare testamento. Dopodiché è stato trasferito in rianimazione, dove è rimasto intubato per qualche giorno per poi essere portato a Cisanello, dove domenica scorsa gli hanno fatto una tracheotomia. Oggi è ancora lì ricoverato".

Un altro caso, qualche settimana dopo, ha per protagonista E.B., la compagna di G.S.: "Il 22 marzo l’hanno messa in quarantena – spiega D.M. – e le hanno detto che avrebbero fatto il tampone. Ma fino al 2 aprile non ha più saputo niente e oggi, a distanza di più di una settimana dal tampone, non ha ancora ricevuto la risposta. Il ritardo pare sia dovuto alla carenza di reagenti. Noi ringraziamo tutto il personale medico, infermieristico e gli operatori socio–sanitari, ma vogliamo segnalare che i ritardi nelle risposte creano problemi. Se poi pensiamo ai dipendenti ospedalieri, o del territorio, o del privato accreditato, che devono aspettare anche 8/10 giorni – conclude – ci sembra che ci sia qualcosa da rivedere. Perché magari sono asintomatici, ma lavorano lo stesso accanto ai pazienti e ai colleghi". © RIPRODUZIONE RISERVATA