"Chi può si lava i panni in casa: c’è meno lavoro La colpa è soprattutto dello smart-working"

La pulizia a secco degli abiti colpita dalle nuove abitudini di chi esce meno e usa poco vestiti eleganti da cerimonia

Non sono tanto feste e cerimonie, bensì lo smartworking a dare un colpo alle lavanderie a secco. Abiti da matrimonio fanno parte del lavoro, ma fino a un certo punto. Il grosso riguarda piumoni e giacconi, che però chi ha potuto ha lavato a casa propria durante il lockdown. “Il lavoro è calato – dice Roberta Miliozzi della lavanderia Roberta – Col Covid quello che uno può lavare da sé, lo fa a casa senza passare dalla lavanderia. Questo è stato per i piumoni ma anche per i cappotti invernali”. Chi era in casa, d’altronde, qualcosa avrà dovuto pur fare. Il lavoro quindi procede a singhiozzo, si va giorno per giorno. A dare un colpo è anche e soprattutto lo smartworking: ce ne sono ancora tanti che non escono di casa per lavorare e di questo si risente. Pensiamo solo ai tanti dipendenti pubblici. Nuovo lockdown? Sarebbe un grosso guaio per tutti. Ma intanto una signora venuta a ritirare un piumone chiede: “Se richiudete, poi come faccio?“. Sulla stessa lunghezza d’onda anche la Lavanderia Viva a Lido di Camaiore. “D’estate abbiamo lavorato – afferma Serena Maccaferro – ma in questi giorni la situazione è sotto tono. Certo non parliamo dei livelli degli altri anni. Ma ora il fatto è che non si vede un gran movimento. Di solito invece questo calo del lavoro si avvertiva verso febbraio e non di questi tempi. L’impressione comunque è chi ha potuto ha fatto da sé, perché il lavoro è diminuito e non sono certo quelle due feste o cerimonie a incidere più di tanto. Un altro lockdown sarebbe comunque una rovina”.

A.G.