Allora come oggi medici in prima linea "Non sapevamo cosa era successo"

Il dottor Nicolini, responsabile del 118, era appena rientrato a casa e tornò immediatamente al lavoro "Mandammo 2 automediche e 20 ambulanze. Poi allestimmo un Pronto Soccorso in zona commissariato"

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Allora come oggi i medici erano in prima linea. A fronteggiare un’emergenza. Diversa da quella dei giorni nostri legata al Coronavirus, ma ugualmente devastante. Anche perché all’inizio, un po’ come è successo con il Covid, nessuno aveva ancora chiaro che cosa fosse accaduto di preciso. Ma i medici e gli infermieri del Versilia risposero presente. E chi era già a casa si mise immediatamente a disposizione. Andrea Nicolini è il responsabile medico del 118. E lo era già nel 2009 avendo ricevuto l’incarico l’anno prima.

Dottore, sono cambiate tante cose da quel 29 giugno anche sul fronte della gestione delle emergenze.

"E’ vero, Viareggio è servita come esperienza di 118 e Pronto Soccorso anche per altre realtà, Non è stato facile, anche perché bisogna risalire forse alla strage di Bologna per trovare un qualche cosa di analogo. Per certi aspetti non eravamo pronti, nessuno poteva esserlo. Quella del 29 giugno fu la prima emergenza in epoca social. In tanti ci chiamarono dai telefonini e da youtube anche noi riuscimmo a renderci conto di quello che era successo".

Come tutti anche il dottor Nicolini si ricorda perfettamente cosa stava facendo quella sera

"Ero appena rientrato a casa. Avevamo completato gli esami di abilitazione all’uso del defibrillatore rivolto ai volontari delle associazioni. Quella sera c’erano proprio i volontari della Croce Verde. Era tornato a casa ed ero a letto da circa un quarto d’ora (abito a circa 300 metri da via Ponchielli), quando ho sentito le esplosioni. Chiamai la centrale, mi dissero che stavano ricevendo telefonate da ogni parte della città e che non avevano ancora idea di cosa fosse".

Quindi partiste senza sapere a cosa andavate incontro?

"Esatto. nessuno di noi ne aveva coscienza. Mi passò a prendere il Meniconi (Giovanni, oggi in pensione, che all’epoca aveva un ruolo chiave all’interno del 118, ndr) e insieme andammo all’ospedale".

E quale scenario vi siete trovati davanti?

"Arrivavano i primi ustionati. Mi ricordo di un volontario della Misericordia che si avvicinò a me e mi disse: ‘Andrea, via Ponchielli non c’è più’. Realizzai allora che c’era bisogno di uno sforzo sovrumano di tutti".

Come vi organizzaste? Cosa venne fatto?

"Mandammo subito due automediche sul posto, una lato mare, latra lato monte della ferrovia e convogliammo tutti i mezzi a disposizione sul posto: una ventina di ambulanze delle associazioni versiliesi. Poi chiedemmo rinforzi da Pisa, Lucca e Massa. Arrivarono altre 20 ambulanze che utilizzammo per trasferire i feriti nei centri Grandi Ustionati".

Venne anche allestito un Primo soccorso in strada?

"Due per la verità. Sono chiamati Pma (presidi medici avanzati, ndr): uno in piazza del Comune, l’altro in zona commissariato. Marco Piagentini non arrivò mai al Versilia: venne stabilizzato lì e poi trasferito direttamente a Cisanello e poi a Padova".

Paolo Di Grazia