
Il consiglio regionale umbro
Perugia, 16 febbraio 2015 - AL VIA OGGI una «due giorni» di fuoco in Consiglio regionale per l’approvazione delle riforma delle legge elettorale umbra con cui si andrà al voto in primavera. Il testo che sbarca questa mattina in aula è quello varato lo scorso 4 febbraio dalla Commissione Statuto a suon di emendamenti firmati da Andrea Smacchi del Pd (foto piccola), in assenza dei rappresentanti dell’opposizione che dal 14 gennaio hanno abbandonato i lavori in segno di protesta contro «le chiusure della maggioranza». Oggi dunque l’assemblea di Palazzo Cesaroni sarà chiamata a pronunciarsi su un testo di legge che stabilisce che l’elezione del presidente e dei consiglieri avvenga con turno unico e sulla base di un un Collegio unico regionale. Non è ammesso il cosiddetto voto disgiunto e per il riparto dei seggi si è scelto i utilizzare il metodo proporzionale «Hagenbach-Bischoff».
PER LA COALIZIONE che ha conseguito il maggior numero di voti si prevede un massimo di 12 consiglieri, con la garanzia minima di otto seggi per le liste o coalizioni perdenti. Per quanto riguarda il premio di maggioranza, è stato abolito il cosiddetto listino. Il testo votato in Commissione prevede infatti che al partito che ottiene il risultato più alto della coalizione vincente siano assegnati, in base ai voti ottenuti, fino a un massimo di 10 seggi; gli altri due sono messi a disposizione delle altre liste della coalizione, a condizione che conseguano un risultato elettorale che superi la soglia minima fissata al 2,5 per cento sul totale dei voti validi espressi.
VIA LIBERA alla doppia preferenza di genere (ciascun genere dovrà essere rappresentato in ogni lista per una quota non inferiore al 40 per cento). Per quanto riguarda invece l’ingresso a Palazzo Cesaroni dei candidati presidenti non eletti, è previsto solo a quelli collegati a liste che abbiano conseguito almeno un seggio.
Riguardo alla raccolta delle firme per la presentazione delle candidature, si prevede la sottoscrizione delle liste da un numero di cittadini compreso tra un minimo di 1500 e un massimo di 2mila, ma in sede di prima applicazione (cioè nella prima tornata elettorale dopo l’entrata in vigore) il numero di esse è dimezzato.