Dai cereali antichi alla birra: Mulino dei Bianchi torna alla storia

A capo dell'azienda c'è un giovane studente di Agraria: Marco Silvioli

Marco Silvioli

Marco Silvioli

Gubbio 21 luglio 2016 - Cè chi ha scommesso sulle nocciole, chi produce gelato sena conservati e con materie prime a chilometro zero. Marco Silvioli, 22 anni, studente iscritto alla Facoltà di Agraria e appassionato di storia, ha deciso di far fruttare l’azienda agricola di famiglia puntando sulla coltivazione dei cereali antichi, da cui ricavarne poi una birra che rimanda al sapore della tradizione. Con questa idea, il giovane imprenditore, oltre a creare reddito, ha anche vinto l’Oscar green della Coldiretti per la categoria «We green». Marco con il padre Sauro, mastro birraio, è a capo dell’azienda agricola «Mulino dei Bianchi» di Gubbio, che sorge proprio sui resti di un antico mulino.  Grazie ad una coltivazione sperimentale di grani antichi, produce farine a basso contenuto di glutine e altamente digeribili. La totale vocazione cerealicola ha portato l’azienda a voler chiudere la filiera, arrivando anche alla produzione di una birra artigianale non filtrata, non pastorizzata e non rifermentata in bottiglia; da quest’anno la vera novità è quella di una birra totalmente biologica.  «L’agricoltura – spiega Silvioli – è una vocazione lontana nel tempo e che è sempre stata protagonista nella nostra tenuta di Vocabolo Mulino dei Bianchi a Gubbio. Una tradizione agricola accolta e rinnovata dalle nuove generazioni, con le produzioni di birre agricole artigianali di orzo e frumento delle nostre terre. Tradizione e modernità per una birra artigianale non filtrata, non pastorizzata e non rifermentata in bottiglia; un prodotto di eccellenza per tavole raffinate e spartane, in abbinamento ai prodotti della terra ma anche del mare».  Come mai  un giovane studente ha deciso di investire sulla terra? «Questa – chiarisce Marco – è l’azienda di famiglia. Iniziò mio nonno con le mucche da latte. Poi ci siamo messi a produrre cereali. In particolare quelli “antichi”. Ho trovato una varietà di grano che ha un profumo unico e ho deciso di coltivarlo, anche sulla scorta dei miei studi e delle mie passioni. Il nome dell’azienda deriva dall’esistenza di un vecchio mulino (dei Bianchi) e dal 2013 trasformiamo l’orzo prodotto in malto (associandoci ad una malteria) e poi in birra nel nostro birrificio». L’azienda produce circa dieci quintali di birra al mese. Dove trovare dunque le bottiglie a marchio «Fiore di maggio» o «Cocca mia» nelle varianti bianca, bionda, ambrata e rossa? «Non sugli scaffali della grande distribuzione – dice Marco – . Semaforo verde soltanto nelle enoteche e nei locali di nicchia».  Silvia Angelici