Lavoro, giù i contratti a tempo indeterminato e boom dei voucher. Allarme sindacati

Ciavaglia (Cgil): "Così è a rischio la tenuta sociale"

Filippo Ciavaglia

Filippo Ciavaglia

Perugia, 26 luglio 2016 - Finto l' effetto «jobs act», aumento vertiginoso dei voucher e crollo dei contratti a tempo indeterminato: così l’equilibrio sociale vacilla anche in Umbria. A lanciare l’allarme è Filippo Ciavaglia, segretario provinciale della Cgil perugina. «I contratti a tempo indeterminato – spiega Ciavaglia – scendono del 45,8% se raffrontiamo il periodo da gennaio a maggio del 2015 con lo stesso periodo di quest’anno. I conti si fanno presto: venuto meno lo sgravio fiscale e terminata la spinta del jobs act, abbiamo detto addio alle assunzioni a tempo indeterminato. Da una parte è anche comprensibile, la ripresa ancora non si vede, se il lavoro non c’è, come si può pensare che ci siano assunzioni?»

Ma non è tutto, ci sono altri dati che dimostrano come il tessuto economico umbro sia in grande sofferenza con rischi elevati, soprattutto a livello di tenuta sociale: «Le cessazioni dei contratti di lavoro a tempo indeterminato sono state 8031 nel 2015 e 7341 nel 2016, sempre tenendo presente il periodo gennaio –maggio. Potrebbe sembrare una buona notizia, invece sappiamo che spesso questi lavoratori rientrano nel mercato sotto altre forme». Come partite Iva, ad esempio. Oppure come «voucheristi», la forma contrattuale, anche se chiamarla così è improprio, che va più di moda in questo momento. Che sia uno strumento molto utilizzato lo conferma ancora Ciavaglia: «Siamo passati dai 664791 voucher venduti tra gennaio e maggio del 2015 ai 958031 dello stesso periodo di quest’anno. L’aumento è stato del 44,1%, un’enormità, persino più alto del dato nazionale, che vede i voucher in aumento del 40%».

Un simile incremento mette in allarme sindacalisti e lavoratori: «Questo “buono“, del valore di 10 euro l’ora, la dice tutta sul momento che stiamo vivendo. Questa forma nasce come lavoro accessorio, che sarebbe la definizione più corretta, ma oltre a essere a rischio i diritti e il salario, assistiamo a una costante precarizzazione del mondo lavorativo. In Umbria abbiamo bisogno del lavoro ma non di questo tipo di lavoro». Sempre secondo i dati del sindacato, in tutta la regione si assiste a un crollo del manifatturiero del 37%, anche il turismo è sempre più mordi e fuggi e le presenze diminuiscono, con conseguente rischio fallimento per molte realtà. La via della ripresa, insomma, se esiste non è stata ancora imboccata.

Dory d'Anzeo