Fu uccisa con un colpo di ombrello in metropolitana, maxi risarcimento

L’avvocato Spina tutela i parenti di Vanessa Russo. «L’omicida è nullatenente. Lo Stato dimentica le vittime»

L'avvocato Gianni Spina

L'avvocato Gianni Spina

Perugia, 16 maggio 2022 - Quando l’avvocato Gianni Spina, legale della famiglia di Vanessa Russo, uccisa a 23 anni alla stazione Termini nel 2007 con un colpo di ombrello che le trafisse la testa, è andato a riscuotere il risarcimento di 760 mila euro a favore dei familiari, assegnato dal tribunale di Perugia - visto che Doina Matei era detenuta nel capoluogo umbro - ha trovato 237 euro depositate nel conto corrente del carcere, e ha desistito.

Costavano più le marche da bollo. La giovane Doina, adesso libera e con due figli a carico, era ed è, nullatenente. Ma soprattutto l’Italia non aveva  recepito la direttiva europea che impone agli stati membri di prevedere uno strumento che tuteli le vittime. «Sempre più spesso trattate come ospiti sgraditi», spiega oggi l’avvocato Spina che ha vinto anche in appello la lunga battaglia per risarcire la famiglia Russo (sentenza immediata esecutiva) e si appresta all’ultimo round in Cassazione.

Vittime dimenticate, dice...

«Lo Stato abbandona la persona offesa che è già una Cenerentola per sé, e si rifiuta di tutelarla come nel caso di Vanessa Russo: non era stata emanata una legge che recepisse le direttive europee e ora non può lamentarsi perché deve pagare i danni».

Lei ha fatto ricorso al tribunale di Roma sostenendo cosa?

«Che lo Stato doveva risarcire in virtù dell’obbligo nascente dall’inadempimento della previsione comunitaria, in via diretta e non sostituendosi alla condannata».

L’Italia non aveva una legge che tutelasse le vittime in casi come questi?

«No, era già stata oggetto di ben due procedure di infrazione. Poi invece, nel corso del giudizio di appello per Vanessa, è stata emanata una legge con limiti bassissimi, anche di reddito e discriminatoria. Tanto che la Corte di giustizia europea ha ritenuto che quella legge non fosse idonea a ottemperare all’obbligo».

Bassi quanto?

«Tipo 5mila euro per un omicidio come questo. E infatti è stata disapplicata».

Ma poi una legge che indennizzi le vittime è stata approvata…

«Sì, successivamente. Ma anche questa non è soddisfacente: grosso modo una singola vittima può percepire 50mila euro e sono tabelle standard. Invece c’è differenza tra un figlio ucciso in giovane età: l’indennizzo deve essere  parametrato alla lesione dell’interesse tutelato. Temo che anche questa non regga il vaglio della Corte europea».

Ma a voi non riguarda?

“No”.

Adesso c’è un ricorso per Cassazione quindi la sentenza di risarcimento non è esecutiva?

“La sentenza d’appello è esecutiva, e si esegue”.

Cosa potrebbe fare l’Italia per tutelare le vittime?

“Ha poteri che non esercita. I pubblici ministeri possono sottoporre tutti i beni dell’indagato - e non l’ho mai visto fare - a sequestro finalizzato al risarcimento, in caso di condanna, i tribunali di sorveglianza possono subordinare il risarcimento del danno ai benefici penitenziari”.

Una sorta di riabilitazione del condannato?

"C'è un principio costituzionale secondo cui la pena deve tendere alla riabilitazione. Quale migliore forma di riabilitazione se non quella di risarcire le vittime del proprio crimine?".

E’ una sentenza destinata a fare scuola?

“Adesso una norma c’è, bisogna vedere se passerà il vaglio della Corte europea”.

Ma scusi anche Meredith Kercher, uccisa e mai risarcita potrebbe ottenere giustizia?

“In questa previsione non è necessario nemmeno un colpevole, serve la vittima di un reato intenzionale violento. L’omicidio ma anche la violenza sessuale”.

La famiglia di Vanessa come ha accolto questa sentenza?

"Il denaro in questo, come in altri casi, non può riparare le conseguenze devastanti di quanto accaduto, soprattutto per la madre, il padre di Vanessa è venuto a mancare lo scorso anno. Ma almeno questa  decisione, e il risarcimento, può rappresentare una forma di labile sollievo alle sofferenze patite. E' l'unica cosa che noi avvocati e il sistema giudiziario possiamo garantire".