"Macbeth è la tragedia delle illusioni e delle visioni con protagonista una coppia del male che dall’inizio alla fine agisce per raggiungere il potere. Noi non mettiamo in scena un dramma ma un viaggio nell’animo umano, una possibilità di comprensione di noi stessi e del mondo che ci circonda". Così Luigi Di Gangi e Ugo Giacomazzi (foto sotto) raccontano il nuovo, attesissimo allestimento dello Lirico Sperimentale “Belli“ che da domani a sabato segna la Stagione Lirica dell’Umbria: fondatori dei TeatriAlchemici, nati nel mondo della ricerca teatrale e diventati maestri del teatro d’opera, i due artisti firmano regia e scene del “Macbeth“ (foto sopra) di Verdi, che dopo la recita di oggi al Nuovo di Spoleto va in tour nei teatri della regione: domani e martedì al Morlacchi di Perugia, mercoledì al Politeama Clarici di Foligno, giovedì agli Illuminati di Città di Castello, venerdì e sabato al Comunale di Todi, con inizio alle 20.30 e biglietti su Ticket Italia. Gli interpreti sono i cantanti vincitori dei Concorsi europei 2023 e 2024, l’Orchestra Calamani dello Sperimentale è diretta da Carlo Palleschi, il Coro è preparato da Mauro Presazzi.
Con quale cifra distintiva mettete in scena Macbeth?
"Lo facciamo – dicono Di Gangi e Ugo Giacomazzi – con una regia semplice, povera, ma con una grande ricchezza d’animo, puntando sugli attori. Quest’opera di Verdi ha una forte impronta teatrale e noi siamo registi-attori che veniamo dalla ricerca".
Come avete ideato le scene?
"Con una ragnatela di veli, simbolo dell’illusione, di una realtà ambigua, inquadrata dal punto di vista dei due protagonisti che si muovono in un nulla profondo. Macbeth è una tragedia in cui realtà e fantasia si mischiano, bello e brutto coincidono e solo un velo separa l’inconscio dal cosciente, la pazzia dalla lucidità".
E la musica quanto conta?
"È un narratore, quasi un personaggio, con le note racconta visioni ineffabili. L’Orchestra è sempre presente nello svolgimento dell’opera, per questo l’abbiamo resa visibile al pubblico. Tutto il teatro deve respirare".
E come si riflette nell’opera?
"Con una visione che coinvolge l’intero teatro e ne fa una cassa di risonanza, dal golfo mistico al palcoscenico fino al retro dove si vedono tecnici e macchinisti. I palchi e la platea prendono vita in un rito magico che arriva fino alla strada. Quest’opera è un miracolo della cooperazione".
Pronti per il tour regionale?
"Siamo curiosi ed emozionati. Abbiamo fatto sopralluoghi nei teatri, in alcuni come il Morlacchi abbiamo recitato più volte. Macbeth è nato a Spoleto ma siamo certi che saprà far respirare qualsiasi teatro. E lanciare il suo messaggio così drammaticamente attuale in questo momento storico".
Sofia Coletti