Quando. È l’interrogativo che gli inquirenti contano di chiarire con gli accertamenti medico-legali avviati ieri dal consulente della Procura della Repubblica di Perugia, Luca Tomassini, sui corpi di Maristella Paffarini, Elisa ed Enrico Scoccia, morti a Fratticiola Selvatica nel giardino di casa. Uccise, madre e figlia, a colpi di fucile dal padre che poi si è tolto la vita. Un duplice femminicidio che, secondo quanto emergerebbe dai primi accertamenti, sarebbe avvenuto nella mattinata di sabato. Proprio sabato mattina il fidanzato di Elisa, che poi ritroverà i cadaveri martedì mattina, per l’ultima volta aveva sentito la donna. Sempre a sabato mattina diversi testimoni riconducono il ricordo di colpi da arma fuoco uditi. Dopo aver colpito la moglie distesa su una brandina e la figlia alle spalle, mentre presumibilmente provava a scappare, Scoccia avrebbe rivolto contro di sé l’arma per uccidersi. La tragedia si sarebbe compiuta nell’arco di pochi attimi.
Enrico Scoccia, 69 anni, in pensione dalla Galleria nazionale dell’Umbria, aveva i postumi di un’operazione alla schiena per una patologia che lo aveva limitato fisicamente e che, secondo quanto ricostruito, lo avrebbe condotto in un profondo stato di depressione a causa, sembra, del timore di non riuscire più a provvedere alle necessità della casa e dei terreni. In questo grave disagio, per cui era in cura, gli inquirenti collocherebbero il movente del gesto. Una tragedia che, secondo i primi riscontri medico legali, sarebbe rimasta celata per quasi quattro giorni finché il fidanzato di Elisa non ha raggiunto il casolare per cercarla. Doveva andare al lavoro e la donna non si era presentata, muto il telefono. La corsa a Fratticiola e quell’urlo disperato alla scoperta.