Silvia Colasanti: "Il mio tempo in musica"

La celebre compositrice racconta “Time will come“, in prima esecuzione sabato a Perugia per la stagione degli “Amici“

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di Sofia Coletti

La stagione degli Amici della Musica apre il 2023 nel segno della musica contemporanea e del talento luminoso e appassionato di Silvia Colasanti (foto sopra), compositrice tra le più apprezzate del panorama internazionale. Sabato alle 17.30 alla Sala dei Notari si terrà infatti lo spettacolo di Tetraktis Percussioni (foto sotto) e della cantante e performer Cristina Zavalloni con la prima esecuzione assoluta di “Time will come“ che la Fondazione Perugia Musica Classica ha commissionato a Silvia Colasanti, di nuovo in Umbria dopo il successo del suo “Celeste Materna Luce“ alla Sagra Musicale e il profondo legame con il Festival dei Due Mondi. In scaletta anche “Essere Bosco“ di Federico Gardella, “White death“ di Riccardo Panfili e i classici “Aria“ di John Cage e “Canzoni sopra i tamburi“ di Ligeti.

Silvia, ci racconta la sua composizione “Time will come“?

"L’opera nasce dal mettere in musica due sonetti di William Shakespeare che raccontano il trascorrere inesorabile del tempo. Tema familiare a noi musicisti, che mi evoca immagini concrete: c’è il tempo dal potere distruttivo, che divora e devasta e la forza opposta di un tempo che addolcisce le asperità. E il finale celebra la bellezza eterna dell’arte e dell’amore che il tempo non può scalfire".

Ma come si traduce il tempo in musica?

"Ho la voce di Cristina Zavalloni, interprete magnifica e la particolarità di un quartetto di percussionisti: utilizzo un’ampia gamma di percussioni a suono indeterminato per esprimere con violenza ritmica e urti più aspri il tempo distruttore e percussioni più cantabili, melodiche e dolci per raccontare la bellezza eterna. La voce continua sempre a cantare, insieme a quella degli strumentisti".

Sarà a Perugia per il concerto?

"Spero di esserci, ci tengo moltissimo. In Umbria lavoro molto bene, amo questa terra e il modo di fare musica e cultura. Ci vengo sempre con gioia incredibile".

Inevitabile pensare ai suoi successi al Festival dei Due Mondi.

"A Spoleto sono stata presente cinque volte. La prima nel 2016 con un lavoro tra poesia e musica con testi di Patrizia Cavalli e regia di Mario Martone. Da lì mi ha chiamato Giorgio Ferrara: nel 2017 il Requiem in Piazza Duomo per il terremoto e poi con la trilogia di opere dedicate al mito".

I suoi lavori sono rappresentati in tutto il mondo. C’è un filo rosso in un’attività così intensa?

"Istintivamente dico la ricerca dell’autenticità nel mio lavoro e il volere sempre nuove sfide. Certo, il filo rosso è il tema del mito, l’indagine sul tempo, il legame con il teatro ma con una continua idea di sfida, di ricerca, di indagine e introspezione su me stessa. C’è sempre un legame tra la musica e la vita, questo per me significa essere autentici".