"Sanitari ’ribelli’, la sospensione è legittima"

Giuseppe Caforio, docente Unipg ed esperto di diritto sanitario: "L’obbligo vaccinale per loro dallo scorso giugno è legge"

L’avvocato Giuseppe Caforio

L’avvocato Giuseppe Caforio

Perugia, 22 agosto 2021 - Sanitari che si ribellano all’obbligo vaccinale e minacciano il ricorso al Giudice del lavoro o al Tar (come annunciato da un centinaio di psicologi dell’Umbria). Ma qual è il punto di caduta fra la libertà di autodeterminazione del singolo e l’interesse della comunità di cui è parte? Lo abbiamo chiesto all’avvocato Giuseppe Caforio, docente dell’Unipg ed esperto di diritto sanitario. "Nella legge – risponde –. Dallo scorso giugno è in vigore una norma nel nostro Paese che obbliga i sanitari alla vaccinazione. Insomma, dura lex sed lex. Bisogna rispettarla".

Vale anche per i sanitari delle strutture private? "Assolutamente sì. Non rispettare l’obbligatorietà vaccinale da parte loro in questo momento significa andare contra legem. Il che autorizza le Aziende ad assumere provvedimenti". Un centinaio di psicologi “no vax“ iscritti all’Ordine dell’Umbria ha annunciato ricorso al Tar sostenendo di non essere in fondo dei sanitari veri e propri. Salvo poi essere smentiti dall’Ordine stesso. "Mi sembra che siamo arrivati a ’spigolature’ un po’ esasperate. Bene ha fatto l’Ordine a puntualizzare un ruolo che gli psicologi, peraltro, hanno ottenuto combattendo a lungo per quel riconoscimento". Quindi l’interesse della comunità, in questo caso, è prevalente. "Decisamente. L’utenza delle strutture sanitarie poi è la parte più debole della collettività. Vorrei ricordare che in pieno lockdown, pur non essendo contagiati, abbiamo tutti fatto un passo indietro rispetto alle nostre libertà stando a casa per il bene della comunità. Abbiamo rispettato limitazioni imposte peraltro con uno strumento, il Dpcm, quello sì discutibile". . Se i sanitari non rispettano l’obbligo vaccinale, come possono procedere le Aziende? "In genere prima si fa un censimento. Una volta individuati i ’no vax’ si chiede loro di spiegare i motivi dell’inadempienza. Possono esserci ad esempio casi specifici in cui la vaccinazione è sconsigliata. O magari si è solo in attesa di farla. Se dal contraddittorio con l’Azienda risulta invece la manifesta contrarietà, si dà al datore di lavoro la possibilità di avviare procedure disciplinari. Di ricollocamento là dove possibile o di sospensione dall’attività e dallo stipendio in attesa dell’adeguamento alla normativa". Una sorta di aspettativa che può durare quanto? "Da quattro a sei mesi, ma c’è chi dice fino a dodici". Bel macigno su un Tar che dovesse pronunciarsi sul tema... "Francamente non sono convinto che si tratti di materia di competenza del Tar (semmai solo per gli universitari), piuttosto del Giudice del lavoro, il quale comunque non può superare il dettato della norma. Caso mai può rimettere gli atti alla Corte Costituzionale per valutare la violazione dell’art 2 (diritti inviolabili) e l’art. 3 (parità di trattamento) della Costituzione. Nella storia della repubblica italiana comunque non è la prima volta che sono stati resi obbligatori per legge dei vaccini, quello per il vaiolo ad esempio. L’obbligatorietà – sottolinea – prevede sempre sanzioni per chi non la rispetta". Come andrà a finire? "Io credo che l’80% degli inadempienti, molto più che ’no vax’ convinti solo dei temporeggiatori, rientreranno nella norma".