Un elenco lungo e decisamente inquietante delle tante carenze che contraddistinguono l’ospedale di Orvieto e i servizi socio sanitari del territorio. È quello elaborato dal Comitato per la salute pubblica che si appresta a lanciare una petizione popolare a favore del mantenimento del Distretto sanitario di Orvieto. Il monitoraggio riguarda i vari reparti, a partire dalla Chirurgia generale dove si riscontra una carenza strutturale di chirurghi e si è ormai ridotti a circa quattro unità totali in servizio. I giovani chirurghi accettano l’incarico, ma restano per breve tempo. Per quanto riguarda l’Urologia: gli specialisti che svolgono attività ambulatoriali propongono gli interventi all’ospedale di Foligno. La direttrice sanitaria dell’ospedale lavorando per riattivare le sedute operatorie di Urologia. In Ortopedia e traumatologia in questo momento l’attività è ridotta al minimo anche perché per il periodo delle ferie estive sono state accorpate le due unità operative e la situazione è da verificare da metà settembre. In Ostetricia e ginecologia il personale medico a fatica riesce a coprire i turni e le reperibilità, tanto che per poter assicurare la presenza di un ginecologo al consultorio l’azienda ha stipulato un contratto come libero professionista a un ginecologo in pensione. Al Pronto soccorso si attendono ancora i lavori di ristrutturazione annunciati dal precedente direttore generale e mai avviati. La carenza di personale medico, infermieristico e di operatori socio sanitari è ormai strutturale, le motivazioni di tale carenza sono molteplici, il territorio orvietano non è più appetibile, le condizioni di lavoro non sono ottimali ed esiste una vasta possibilità di scelta per i professionisti sanitari. Nel territorio l’unica casa di comunità i cui lavori sono a buon punto è quella del Centro di salute di Fabro Scalo. Inoltre nell’Orvietano non esiste un hospice per i malati terminali, a volte ci si avvale di quello di Terni, se si trova posto, o di quello di Spoleto. I servizi del Centro salute mentale e Sim infanzia sono al minimo. Sul territorio non esistono residenze sanitarie assistite della Asl, ma solo residenze protette convenzionate in cui è difficilissimo trovare un posto letto anche solo per un "ricovero di sollievo". È ormai un’impresa assicurare la copertura di medici per la Continuità assistenziale, guardia medica. Il servizio di fisioterapia domiciliare è al minimo. Infine, il servizio dei prelievi ambulatoriali di Monterubiaglio, chiuso durante la pandemia non è stato più riaperto. Cla.Lat.
Cronaca"Sanità, ecco cosa non funziona". Comitato per la salute all’attacco