A caccia di tesori nascosti (con il metal detector)

Oro e monete: dilaga la passione. "Ma vogliamo conoscere, non arricchirci"

A caccia con il metal detector

A caccia con il metal detector

Perugia, 13 gennaio 2019 - A caccia di tesori sepolti. Di oggetti antichi, che il terreno ha protetto nel tempo. Monete, medaglioni, reperti bellici e quant’altro possa essere intercettato dai metal detector. Sono sempre di più gli appassionati che battono notte e giorno i terreni dell’Umbria e le spiagge del Trasimeno. A volte si organizzano in squadre per testare a tappeto il sottosuolo e riportare alla luce il passato. Ad unirli è il fascino della storia perchè - come spiega Stefano Pasquini – "sapere che prima di noi qualcuno è stato in questi luoghi è affascinante". E’ un artigiano, ha 56 anni e ama la storia da quando era ragazzo. Così negli anni 80 ha fabbricato con le sue mani un’attrezzatura in grado di rilevare i metalli sepolti. "I posti dove cercare vengono scelti con criterio e approfondimenti. Prima di partire raccogliamo testimonianze, studiamo sui testi. Non cerchiamo di arricchirci, ma di conoscere".

Ha creato un gruppo Facebook per condividere questa passione. Oggi ne fanno parte persone di tutte le età e da ogni parte dell’Umbria. "Cerchiamo metalli - spiega -. Spesso ci sono lattine, tappi e altre porcherie: le raccogliamo sempre, aiutando l’ambiente. Il terreno di casa mia ha restituito una moneta del 1.200 del Gran Ducato di Brindisi". Scarpe comode, una pala per scavare in profondità, la cartina topografica. Bruno Parrotto ha 24 anni, è di Cannara e tre volte a settimana utilizza l’attrezzatura. «E’ un hobby che ci insegna a capire il luogo in cui si vive ma anche a stare insieme - racconta –.- Organizziamo raduni. A Valfabbrica, in un agriturismo di un amico, abbiamo trovato monete medievali come i Bononia docet, del 1400-1600». La normativa è chiara: il metal detector non è vietato, ma non si può utilizzare nei pressi di aree archeologiche e a vincolo paesaggistico, parchi naturali protetti e fondi privati. "Ogni volta che si trova qualcosa di interessante viene affidato alla Soprintendenza. Ogni oggetto che ha più di 50 anni deve essere consegnato - illustra il giovane –. L’anno scorso è stato trovato un anello d’oro purissimo con una croce celtica incisa sopra. Era un simbolo che i vescovi usavano per loro e la famiglia. Ma di sicuro con il metal detector non si ci arricchisce".

Anzi, il rischio è alto. "Spesso nel sottosuolo ci sono schegge di bombe. A Collestrada in passato c’era una ex polveriera tedesca, dopo aver trovato una mezza granata abbiamo allertato gli artificieri. Bisogna stare attenti". Anche perché chi usa l’attrezzatura non viene visto di buon occhio. "Pensa che una volta un contadino ha anche sparato... ", dice Bruno. I cacciatori di "tesori" setacciano pure le spiagge del lago, per trovare quello che i turisti o i distratti hanno dimenticato tra la sabbia. "Ma ci andiamo poche volte, perché non ci sono oggetti storici ma catenine in oro, anelli e monete".

Anche Luca Bensi, 29 anni di Gualdo Tadino, fa parte del gruppo. "La passione è nata per divertimento e per trascorrere un pomeriggio con gli amici», confida. Ha cominciato un anno fa e da allora non si è più fermato. "Quando si sente il suono del metal sale l’adrenalina, anche per un semplice oggetto di ferro. Poi se si trovano pezzi di storia è una grande soddisfazione, sempre restando nel limite della ricerca e nel rispetto dell’ambiente".

Nulla può valere l’emozione della scoperta di un cimelio antico, che sia un elmetto arrugginito della Grande Guerra o una fibbia medioevale. Francesco Burzigotti, 21 anni, lo sa bene. "Tutte le cose che trovo sono “preziose” – ammette il giovane di Citerna –. In questo hobby non guardiamo al valore economico ma all’emozione che si prova quando si scava, non si sa mai cosa può uscire dal terreno".