PERUGIA – Alcune luci e molte ombre: a 7 mesi dall’entrata in vigore del nuovo contratto nazionale di lavoro della cooperazione sociale, in Umbria solo una piccola parte dei "committenti", ovvero stazioni appaltanti pubbliche, ha adeguato i contratti e recepito le novità normative. A denunciarlo è l’Osservatorio regionale dell’Umbria su appalti ed accreditamenti, formato da centrali cooperative (Legacoop, Confcooperative, Agci) e organizzazioni sindacali (Fp Cgil, Fp e Fisascat Cisl, Uil Fpl e Uiltucs), che ieri nel corso di una conferenza stampa ha presentato un report sul "riconoscimento del valore della cooperazione sociale". In Umbria sono 280 le cooperative sociali attive, che erogano complessivamente servizi per un valore di 260 milioni con 9.500 addetti. Per le cooperative sociali il nuovo contratto determina nel 2024 un incremento del costo del lavoro di 12 milioni di euro. In termini percentuali questo si traduce in un incremento del costo del lavoro di oltre il 5%, che a regime arriverà ad oltre 15 punti percentuali. E dato che il 90% dei ricavi delle cooperative stesse proviene dalle amministrazioni pubbliche (Usl, Comuni ed altri enti), la sostenibilità del welfare locale è a rischio in assenza di un pieno riconoscimento da parte delle amministrazioni pubbliche dei dovuti incrementi a favore delle cooperative sociali. "In Umbria - afferma Andrea Bernardoni, coordinatore dell’Osservatorio – le luci sono l’adeguamento delle tariffe dei servizi accreditati effettuato dalla Regione, ma la situazione più critica è quella relativa alle cooperative di inserimento lavorativo. La quasi totalità dei contratti tra queste cooperative e le amministrazioni pubbliche non è stata infatti adeguata".
CronacaLe coop sociali in rivolta: "Contratti non rispettati"