Bettollini: "All’inaugurazione della nuova gestione non andai Mi parve un’apertura anomala"

Chiusi è stata solo sfiorata dal blitz della Polizia e della Dia che ha scosso Chianciano, ma nei bar e tra la gente non mancano le chiacchiere sull’imprenditore di origine campana, Luigi Pergamo, che aveva rilevato 2 anni fa la gestione di un noto e apprezzato ristorante che si trova nei pressi del Lago di Chiusi e che è stato oggetto ieri mattina di perquisizione. Un’attività che non ha mai decollato e che non ha riportato la struttura ai fasti di un tempo. Sul tema interviene anche il primo cittadino Juri Bettollini: "Apprendo dalla stampa questa notizia – dice –, ovviamente come amministratore pubblico seguo con attenzione l’intera vicenda e tutti gli sviluppi che verranno fuori. Sono un sindaco molto presente e vicino a tutte le imprese che iniziano o riavviano la propria attività. Nel 2018, pur invitato alla inaugurazione della nuova gestione, decisi di non partecipare. Come tutti sanno in genere partecipo e sono presente quando nuove attività si avviano, ma non accettai l’invito perché già al tempo mi parve una ‘apertura’ anomala". Bettollini non dice altro, ma è evidente che le voci su Pergamo giravano nella cittadina etrusca. Del resto appena lo scorso anno l’allora prefetto della città del palio, Armando Gradone, proprio dalle colonne de La Nazione aveva lanciato l’allarme sulle infiltrazioni mafiose anche in provincia di Siena ed era venuto fuori il caso di una interdittiva antimafia nei confronti di una ditta che stava curando le opere di completamento del Palasport di Chiusi (interdittiva poi sospesa dopo un ricorso al Tar della stessa azienda). "Per la mia amministrazione i principi di legalità e trasparenza sono un faro insostituibile - afferma ancora Bettollini - cosi come la lotta alla mafia e a tutte le organizzazioni criminali. Nell’ambito delle nostre competenze l’attenzione è sempre altissima cosi come il rapporto e il dialogo costante con tutte le istituzioni impegnate nel contrasto alla criminalità. Sento il dovere - conclude - di ringraziare gli inquirenti, la Dia, le donne e gli uomini della Polizia di Stato per questa operazione".

Massimo Montebove