Robot al posto degli operai: il futuro dell'abbigliamento si chiama Clobot e parla pratese

Damiano Bonacchi ha lanciato la sua innovativa start-up per rivoluzionare la catena di produzione del settore moda e riportare gli ordini dei grandi marchi in Europa

Damiano Bonacchi (Foto Attalmi)

Damiano Bonacchi (Foto Attalmi)

Prato, 27 maggio 2017 - Parte da Prato la rivoluzione industriale 4.0. Precisamente dall’idea di Damiano Bonacchi, 47 anni, pratese doc, con alle spalle almeno tre generazioni di lavoro nel mondo tessile. E’ lui ad aver deciso di fondare «Clobot», una start-up innovativa e molto particolare, nata con l’obiettivo di di rivoluzionare la catena di produzione dell’abbigliamento di consumo di massa su scala mondiale. Il passaggio fondamentale alla base della sua idea è sostituire la manodopera umana a basso costo utilizzata dai grandi marchi in paesi come Bangladesh, Cina e Vietnam con dei robot, macchinari automatizzati in grado di svolgere gli stessi compiti degli operai, per esempio nella realizzazione di magliette e t-shirt.

Robot Clobot
Robot Clobot

«Un nostro robot può eseguire il lavoro di 400 lavoratori e in un giorno può assemblare 10mila t-shirt. Stiamo portando l’automazione e la robotica nell’industria della produzione di abbigliamento» spiega proprio Bonacchi. «I nostri robot sono modulari e potranno assemblare molti tipi di vestiti. Il nostro target saranno i produttori di abbigliamento che vogliono modernizzare le loro fabbriche, portando automazione nei processi di produzione dell’abbigliamento».Per il momento Bonacchi ha aperto la sua start-up e a breve inizierà il primo step di un fund raising per raccogliere fondi e dare il via alla produzione del suo brevetto «Clobot». Primo round fissato a 3 milioni, per il 15% della start-up. La produzione dei robot sarà realizzata interamente in Toscana, da personale specializzato.

«Ho avuto l’idea 5 anni guardando i movimenti meccanici e sempre uguali nel tempo che gli operai del tessile ripetevano in maniera standardizzata» racconta ancora l’ideatore di Clobot, Damiano Bonacchi. «Ho iniziato a lavorarci fin da subito, per arrivare ad avere il brevetto. Presto presenteremo un prototipo. Con questi robot non ci sarà più bisogno di sfruttare la manodopera a basso costo in paesi del terzo mondo. Chiunque potrà produrre in qualsiasi parte del mondo. La speranza è anche quella di riportare in Europa e in Italia gli investimenti dei grandi marchi della moda».

Il costo di un singolo robot dovrebbe aggirarsi intorno a 1,5 milioni di euro. Molto meno, su base annua, per esempio dello stipendio dei 400 operai che andrebbe a sostituire in Cina (circa 4 milioni di euro). «Visto che i robot saranno prodotti in Toscana avremo una sede operativa in Italia e pagheremo le tasse nel nostro paese» conclude Bonacchi. «Contiamo di creare occupazione e di riportare i grandi ordini anche nella nostra economia».