Bufera in consiglio: "Ora Wong si dimetta"

Centrodestra: «Paragoni vergognosi fra Alto Adige, Hong Kong, Tibet . E punta a regolarizzare i clandestini». La replica: «Solo provocazioni»

Marco Wong

Marco Wong

Prato, 16 novembre 2019 - Da Hong Kong al palazzo comunale, dai giovani che protestano per avere più libertà ai clandestini di Prato, dall’Oriente all’Alto Adige. E’ una polemica davvero senza confini quella che è andata in scena nell’ultima seduta del consiglio comunale, protagonisti Marco Wong (lista Biffoni) e l’opposizione di centrodestra, che ne ha chiesto le dimissioni, con il Pd sullo sfondo.

A scatenare il putiferio è stato un ordine del giorno di Wong dove figura un accostamento fra la situazione di Hong Kong «e le tensioni, anche violente, che si sono verificate nelle regioni a statuto speciale (Alto Adige-Sud Tirolo)». Non solo, nello stesso documento, votato dalla maggioranza, il consigliere ha impegnato il sindaco e la giunta «a invitare le associazioni del terzo settore, ordine degli avvocati e professionisti esperti in diritto sull’immigrazione a rendere edotti gli eventuali clandestini di origine cinese e di Hong Kong dei loro diritti a richiedere un permesso di soggiorno per motivi umanitari».

Apriti cielo. La minoranza si è scagliata contro il consigliere della lista Biffoni accusandolo prima di tutto di non aver mai condannato apertamente le azioni della Cina a Hong Kong, poi di aver «vergognosamente paragonato l’invasione e l’occupazione militare del Tibet al nostro Alto Adige», oltre ad aver fatto un accostamento analogo con Hong Kong. Infine il centrodestra, in un documento unico firmato da Lega, lista Spada, FdI e lista Garnier, ha attaccato Wong e la maggioranza «perché ora il Comune si adopererà, tramite le associazioni di volontariato e gli ordini professionali, affinché i clandestini cinesi possano richiedere permessi di soggiorno anche per motivi umanitari, in modo da restare qui regolarmente». Secondo il centrodestra «il consigliere Wong ha il dovere morale di dimettersi», dopo aver «dimostrato che più che essere un consigliere comunale della Repubblica Italiana, risponde allaCina».

Una posizione ripresa dal deputato di Cambiamo! Giorgio Silli: «Trasecolo di fronte alla polemica che si consuma in consiglio, dove il consigliere Wong esprime una posizione poco comprensibile. Sia chiaro: vuole fare gli interessi dell’Italia o della Cina?». Accuse che Wong , che ha votato l’ordine del giorno del Pd dove si condanna «la violenza della polizia di Hong Kong nei confronti dei manifestanti pacifici», respinge al mittente. «La mia scelta l’ho fatta tanti anni fa, quando ho scelto la cittadinanza italiana invece di quella cinese. Non solo, per lavoro mi sono trovato a difendere gli interessi italiani a discapito di quelli cinesi. Il paragone con l’Alto Adige? I clandestini? Ammetto di essere stato provocatorio. Nel primo caso la mia idea è questa: in Italia in passato si sono gestite tensioni con buone pratiche e quindi, con atteggiamento proattivo, si possono condividere queste esperienze con il governo cinese. Quanto ai clandestini ho semplicemente risposto all’ordine del giorno della Lega: se la Cina è uno Stato dove non c’è libertà, come sostengono loro, allora la nostra Costituzione prevede specifiche tutele umanitarie che è giusto far conoscere».

E il Pd? Per il centrodestra (che salva solo Marchi per aver chiesto a Wong di evitare fraintendimenti) la maggioranza «è supina ed accondiscendente con quelli che stanno diventando, grazie a Biffoni e a chi lo sostiene, i nuovi padroni della città», mentre il consigliere democratico Lorenzo Tinagli spiega così la scelta di presentare un ordine del giorno diverso da quello di Wong: «Lui ha affrontato questioni economiche inserendo provocazioni indirizzate alla Lega, il Pd ha puntato sugli aspetti umanitari. Noi Abbiamo pensato ad esprimere veramente solidarietà ai manifestanti pacifici di Hong Kong, non come la Lega che ha presenetato un documento tendenzioso e provocatorio: sulla solidarietà a chi vive situazioni del genere non si fa propaganda».

Leonardo Biagiotti © RIPRODUZIONE RISERVATA