Nella Prato del Metastasio, del Politeama, del Fabbricone resiste lo spazio della familiare parrocchia di periferia dove si svolge ancora il rito della commedia in vernacolo. Siamo alle Fontanelle di Prato nella chiesa di Santa Rita in via Soffici, dove sabato 26 ottobre alle 21,15 e domenica 27 alle 16,30, nel teatrino della chiesa si recita "La bottega di Sghio", storica commedia, classico del vernacolo fiorentino di Bongini. Ma la notizia non è proprio questa: è come abbiano fatto dieci attori amatoriali pratesi a riuscire a ritrovarsi dopo 40 anni con la missione di realizzare ancora uno spettacolo con quel titolo, che nel 1984 misero in scena proprio in quel teatrino. Marco Moradei (oggi quasi ottantenne) è il protagonista e regista che oltre a "ritoccare" il testo per renderlo più vicino alla farsa che alla commedia, dovrà "ritoccarsi" abbondantemente il trucco. Il titolo si riferisce alla vera bottega di un macellaio fiorentino e Moradei è il padrone. Un cenno storico riferisce che sulla macelleria ci fosse scritto: "Succursale ai passaggi di visacci di Borgo degli Albizi", riferendosi anche a personaggi piuttosto bruttini. C’è Astianatte, garzone (Stefano Frosini) che è cieco; c’è il gobbo, ovviamente deforme (Andrea Paladini). "Nella bottega di Sghio al più bellino gli mancava una ganascia...", una battuta di Bettina (Gloria Matteucci) affittuaria dei "brutti".
"Eravamo tutti ragazzi giovanissimi – ricorda Moradei, il decano - e chiamammo la nostra compagnia teatrale Le Fontanelle. E così è rimasto: 40 anni sono tanti per rimettersi in moto. Stefania Toccafondi, ancora attiva autrice di testi, qui è una tra le comari, parte secondaria ma che la fa sentire teatralmente viva: "Mette in condizione di rivivere quello spirito di tanti anni fa, il ritrovarsi ci fa superare anche la fatica". Eppoi c’è anche la scoperta di una maturazione artistica offerta dall’amarcord di ritrovarsi dentro i soliti cenci nella "Bottega di Sghio". Tra i "magnifici dieci" nella bottega, recitano anche Licia Papi, Paolo Zoccola, Francesco Agiati, Paola Parretti e Francesca Giusti.
Goffredo Gori