
Verso le Regionali (foto Marco Mori/New Press Photo)
Firenze, 15 marzo 2015 - Di corsa, ma senza fare troppo rumore. Il consiglio regionale toscano si prepara alla gara elettorale ormai fissata per il 31 maggio. Nell’ultima assemblea che sarà convocata, sul filo del rasoio, sabato 28 marzo, torneranno in vita i gruppi monocellulari. Un solo consigliere che, di conseguenza, è anche il capogruppo. A prima vista un dettaglio tecnico, roba da addetti ai lavori, invece no: è un altro inciucio a danno del cittadino elettore. Ai tempi dello scandalo Fiorito in Lazio, il meccanismo, svelato dai magistrati, era lievitato a tal punto che l’allora premier Monti intervenne per vietarli.
Ora vogliono reintrodurlo come scudo anti Toscanellum. La nuova legge elettorale regionale infatti, ha fissato (grazie a un patto di ferro Pd-FI) soglie di sbarramento altissime: 5% per un partito singolo, 10 per una coalizione e 3% per chi si presenta in coalizione. Unica via di uscita per i partitini è fare una lista unica (non una coalizione) per superare il 5%. Magari per eleggere due consiglieri. Ottenuti gli scranni, però, i due eletti potranno scegliere di dar vita a due distinti gruppi. Lasciamo perdere la favoletta del patto di coerenza con gli elettori e scendiamo sul piano pratico. I due capigruppo incasseranno 500 euro al mese in più sui già cospicui emolumenti e gestiranno 5mila euro per la loro attività; avranno diritto a una stanza e a una segreteria.
Per il cittadino elettore il danno e la beffa: prima il voto di preferenza sbandierato come scelta di libertà (contro i listini bloccati), poi l’alto sbarramento per ridurre i partiti. Infine spunta dal cilindro la modifica statutaria dell’ultimo minuto (eletti il 28 marzo 2010 questi consiglieri possono restare in carica cinque anni esatti). Così i partitini resteranno e i costi pubblici della politica anche. La modifica è in gestazione da almeno 60 giorni visto che il 28 marzo sarà approvata dal consiglio in seconda lettura (obbligatoria per le modifiche statutarie) e ha già ricevuto voto quasi unanime dalla Commissione Affari Istituzionali presieduta da Marco Manneschi. Certo con la riduzione a 40 consiglieri (dagli attuali 55) e un Pd pigliatutto (potrebbe riconfermare gli attuali 24 scranni) le opposizioni (a destra e a sinistra) devono ingegnarsi per sopravvivere. Ma l’ultimo boccone amaro potevano risparmiarcelo.