
Massimo Pieragnoli mostra una delle sue viti nel podere di Pontenuovo
Le dichiarazioni del neo presidente di Federcaccia Pistoia, Gian Luca Lomi, al nostro giornale sul problema degli ungulati non sono passate inosservate. L’imprenditore agricolo Massimo Pieragnoli, a esempio, ha chiesto di replicare al dirigente dei cacciatori pistoiesi. Tranquillità, ma pure fermezza – e un briciolo di ironia – nelle sue parole. "Sono rimasto stupito, meravigliato, nel leggere che a Pistoia e dintorni non esista una emergenza ungulati. Non so se il presidente di Federcaccia comunale abbia conoscenza esatta della situazione, magari vive in Piazza del Duomo. Parlo a titolo personale, ma credo di interpretare il comune sentire di tanti altri imprenditori agricoli e delle varie associazioni di categoria. Ho un’azienda agricola sulla Montalese, a Pontenuovo, e altro terreno a Serravalle: complessivamente, dieci ettari di vigneto e seimila piante di ulivo. Sul vigneto ci sono notevoli problemi per le devastazioni di cinghiali, cervi e caprioli: ho già perso almeno il trenta per cento della produzione. E i guai non mancano all’oliveta. Il capriolo viene e mangia le foglie delle piante. Il cervo stropiccia i palchi (le corna) al tronco e mi secca la pianta. Il cinghiale sente l’acqua nel terreno e scalza le radici. I danni non li subisce (verissimo) solo il giardino del privato cittadino. "So di vivaisti che hanno enormi problemi – prosegue Pieragnoli –, perché con l’attuale periodo siccitoso, questi animali cercano l’acqua, scavano la terra, buttano giù la vasetteria rovinandola e fanno danni agli impianti di irrigazione. Leggo che nel pistoiese non ci sono colture intensive: più intensive di quelle di un vivaio, quali sarebbero? La soluzione? Si tratta di animali molto prolifici: urge una regimazione. Un censimento del loro numero sul territorio, la successiva selezione. Da tempo, le persone non fanno più denunce all’Atc (ambiti territoriali di caccia), perché i danni non vengono riconosciuti. Così per le denunce alla Forestale: ci sono procedure lunghe, che spesso scoraggiano a presentarle. Il rischio qual è? Che tanti si facciano giustizia da soli, con caccia abusiva o immissione di esche avvelenate sui terreni, col pericolo per gli animali da compagnia. La situazione è grave e resta tale. Per ora tante chiacchiere, ma pochi fatti. Non si può leggere, però, che non esista un’emergenza dalle nostre parti".
Gianluca Barni