Morto da quattro anni per l’amianto. "Dall’Inail nessun riconoscimento"

La battaglia di Katerina dopo la scomparsa del marito: "Il patronato mi sta supportando e tanti amici mi stanno vicino. Ma le istittuzioni si stanno completamente disinteressando"

Katerina Ganeva con il marito Alessandro Calandra scomparso nel 2016

Katerina Ganeva con il marito Alessandro Calandra scomparso nel 2016

Pistoia, 30 maggio 2020 - Ha perso il marito, l’amore della sua vita, il padre dei suoi bambini. L’asbestosi gliel’ha strappato via. Una delle malattie che contrae chi entra a contatto con l’amianto. Una malattia professionale, dunque, ma non ancora riconosciuta, a quattro anni dalla morte, dall’Inail. E’ da allora che continua la battaglia di Katerina Ganeva, che sta dando fondo a tutte le riserve di forza che ancora possiede.

"Vivo nella paura di perdere i miei cari – spiega – vivo nell’incertezza, nel dolore, nella confusione mentale ed emotiva e spesso somatizzando con dolori fisici, forti e reali. Ma non è quello del corpo il dolore lacerante che provo. Cerco ancora oggi lucidità per affrontare con dignità le giornate per me e per i miei due figli minorenni, ma da quando il 22 settembre 2016 abbiamo perso mio marito e loro padre, è una battaglia ogni giorno per noi". A settembre 2020 si compirà il quarto anno dalla scomparsa dell’operaio, attivo per dodici anni nel settore edile prima per una ditta di Prato poi di Montemurlo.

«Mio marito, la persona con cui immaginavo sarei invecchiata felice, padre dei miei due figli si chiamava Alessandro Calandra. Era nato – racconta – il 28 gennaio del 1983 a Prato ed è morto il 22 settembre 2016 nell’ospedale di Pistoia per un mesotelioma peritoneale, malattia provocata dall’ amianto. Ogni giorno rientrava a casa col sorriso e ci abbracciava dicendoci quanto aveva sentito la nostra mancanza. E’ successo invece di rientrare da lavoro e correre frettolosamente in bagno, dicendomi di portargli due, tre buste della spazzatura, e poi, richiamandomi, dopo aver imbustato tutti i suoi vestiti dentro a più buste, chiudendole tutte, porgendomi il sacco e mi diceva ’Dolcetto, butta via tutto cosi com’è nell’ indifferenziato, non toccare e non lavare nulla!’. Mi chiamava dolcetto...Un dolore può risuonare nell’ eternità? Non lo so... ...ma un dolore è capace di far vibrare ogni cellula del corpo in modo disarmonico e spaventoso.....provocando indescrivibile sofferenza".

La battaglia è di Katerina è lunga ma, forse è appena iniziata, con una raffica di lettere a tutti i responsabili locali, regionali e nazionali di Inail. Soltanto poche persone le sono rimaste accanto. «E’ una benedizione quando, in quei momenti, di fronte a te ci sono persone che ti assistono e ti aiutano ad andare avanti! Qui va tutta la mia sincera gratitudine al personale del Patronato Sias-Prato Rinaldesca". Ma la vicinanza degli amici, a volte può non bastare. "Nonostante la loro professionalità e continuo impegno sul caso, dopo quasi quattro anni dalla morte di mio marito Alessandro, non ho ancora avuto nessuna risposta dall’Inail", ricorda piena di tristezza Katerina.

R.P.

© RIPRODUZIONE RISERVATA