Pillole di storia. Caputo da Pinerolo, storia del ragazzo che fece tremare il ''Vigorito''

Una sola volta, fra le mura amiche, il Benevento ha sudato freddo contro il Pisa: fu l'8 novembre 2013. La sera in cui un giovane di terzino di vent'anni, giocò da mezzala, e segnò il suo unico gol da professionista

L'ex Pisa Alexander Caputo

L'ex Pisa Alexander Caputo

Pisa, 18 gennaio 2020 -  Alexander Caputo, 26 anni, da Pinerolo. C'era anche lui in quel Pisa edizione 2013/14, una nidiata di talenti ancora un po' acerbi ma dall'avvenire sicuro, come il portiere Provedel, Goldaniga, Martella e il bomber Forte. Ma chi se lo ricorda? Da professionista ha giocato dodici partite, tutte con la maglia nerazzurra. E ha sognato un solo gol. Eppure quel gol fece sudare freddo tutto il “Vigorito” in una notte gelida d'inizio novembre. Perchè Benvento è sempre stato un campo stregato per il Pisa che, per fortuna, ci ha giocato poche volte: solo otto sfide nella storia dei due club, sette le ha perse e una sola l'ha pareggiata, proprio quella notte. Al “Vigorito” per capirsi non ce l'ha fatta nemmeno il primo Pisa di Anconentani, quello del trio delle meraviglie Cannata-Barbana-Di Prete che nel '79 riporto i nerazzurri in B dopo la storico trionfo di Pagani: vinsero il campionato ma a Benvento caddero, sconfitti per 1-0. Dove non è riuscita nemmeno quella squadra, entrata nella storia del pallone nerazzurro, rischiò di farcela il Pisa di Caputo, un terzino di vent'anni che quella volta, alla prima da titolare, giocò da mezzala. Perché le vie del calcio sono spesso strane e tortuose. E quella sera, era l'8 novembre 2013 e si giocava davanti alle telecamere della Rai, Dino Pagliari la combinò davvero grossa: per sostituire Favasuli, il capitano e uno dei leader di quella squadra, ci sarebbe stato Michael Cia, invero abbastanza deludente fino a quel momento ma uno dei colpi più importanti del mercato estivo. Ma il tecnico di Terni non è tipo che guarda al pedigree quando c'è da fare la formazione e alla vigilia della sfida di Benevento disse a Caputo, un terzino di appena 20 anni arrivato dal Rosignano, che il giorno dopo arebbe sì giocato, ma da mezzala destra. Il Benevento è una corazzata, costruita per puntare alla B e il Pisa, per quanto sceso in Campania con il rango di capolista e l'etichetta di sorpresa del campionato, soffre e rischia: davanti a Provedel sbagliano prima Evacuo e poi Montiel. Ma al 25' della ripresa succede l'imponderabile: Giovinco pennella dalla destra una parola arcuata sul secondo palo su cui irrompe Aiman Napoli che, di testa, centra in pieno il montante. La palla rimbalza fin quasi al limite dell'area su cui irrompe Caputo Alexander da Pinerolo che, di potenza, insacca il gol che gela il “Vigorito”. Almeno fino al 92' quando il paraguaiano Montiel, con un tocco sotto misura, regala alle “Streghe” un insperato pareggio. Quando uno segna la primo rete da professionista a vent'anni, per di più in diretta Rai, è un po' come toccare il cielo con un dito. E proprio non ci pensa che quella restrerà l'unica. Ma il destino non è stato benevolo con Caputo. Di lì a qualche mese il ginocchio destro fa crack e il responso degli accertamenti medici è uno dei più infausti per un calciatore: rottura del menisco, distrazione del collaterale e detensionamento del crociato. E' il bivio obbligato che fa entrare la carriera del giovane difensore dentro a un tunnel. Per ripartire nel gennaio 2015, sceglie il Nova Gorica (serie A slovena), l'anno dopo approda al Tatabanya (serie B ungherese) ma senza fortuna. Così le ultime apparizioni sono in quel di Budoni, serie D sarda, nel 2018. Non è andata, probabilmente, come aveva immaginato quella sera di novembre. Eppure Caputo rimane il nerazzurro che fece tremare il “Vigorito”.