La pandemia del narcisismo

L'ultimo libro di Tom Nichols, pubblicato da Luiss University Press: "Il nemico dentro. Perché siamo noi stessi a distruggere la democrazia"

Pecore elettriche

Pecore elettriche

Firenze, 30 novembre 2021 - C’è un’altra pandemia che è scoppiata, dopo quella gravissima che da due anni ha travolto le nostre società: quella del narcisismo. Lo sostiene Tom Nichols nel suo ultimo saggio, pubblicato in Italia da Luiss University Press, “Il nemico dentro. Perché siamo noi stessi a distruggere la democrazia”.

Nichols, professore di Harvard, spiega che viviamo in una società - il discorso è focalizzato sugli Stati Uniti, ma vale anche in Europa - più ricca, più istruita, in cui le opportunità sono maggiori, ma al contempo più arrabbiata, più nostalgica.

“Un popolo serio - scrive Nichols - conosce la differenza tra rabbia giusta e furia piena di risentimento, tra deprivazione materiale e desideri insoddisfatti, e tra realtà e nostalgia. Ma quando un’intera popolazione dopo anni di pace e prosperità scivola nel narcisismo e nel risentimento e si intrattiene con menzogne consolatorie sul passato per evitare le responsabilità del presente, l’ambiente politico affonda in un fango corrosivo che intacca le fondamenta della democrazia. La cosa più pericolosa è che in simili condizioni persino un grande popolo diventa incapace di gestire le prove che ogni nazione inevitabilmente deve affrontare, tra cui (come stiamo vedendo adesso) una pandemia. Queste sfide richiedono sacrificio, stoicismo e impegno civile; invece molti americani vorrebbero pubbliche scuse per un Ventunesimo secolo che non è stato all’altezza delle loro aspettative. Questa incapacità di fronteggiare le avversità ha danneggiato la capacità di molte democrazie, tra cui gli Stati Uniti, di reagire ai problemi reali”.

Insomma, dice Nichols, contro la globalizzazione e la democrazia liberale, giudicate insufficienti e fallimentari da populisti in cerca di voti, c’è sempre la solita tiritera qualunquista. Solo che questa tiritera attira consensi, fa eleggere un presidente degli Stati Uniti come Donald Trump, costruisce spazi per estremisti golosi di rabbia permanente e risentimento stratificato. I populisti vagheggiano un’epoca d’oro del passato che non è mai esistita, dice Nichols, e sono sempre lì con lo sguardo pieno di orizzonti apocalittici per il futuro. Eppure, “quello che dovremmo aver imparato dall’esperienza degli ultimi trent’anni non è che la democrazia ha fallito, ma che gli elettori e i loro rappresentanti hanno unito le forze in un gioco di aumento delle aspettative, gratificazione immediata e scarsissima assunzione di responsabilità a ogni livello”.

Insomma, è tutto sbagliato, è tutto da rifare è un’accusa che sovente il gentismo riserva alle cosiddette élite, ma non è che anche tra i cittadini, tutt’altro che stimati, si annidano persone assai discutibili? La domanda è ovviamente retorica, ma il punto è che è troppo comodo prendersela con i governi e dimenticare quanto sono alte le aspettative che il popolo mantiene nei loro confronti, dice Nichols. Non che il problema siamo noi, quindi? È la democrazia liberale che ha fallito oppure sono i cittadini a non aver superato la prova?