La diffusione della peste suina non si arresta e la preoccupazione sale. A nulla sembra valere l’ordinanza di agosto del governatore Eugenio Giani che dispone misure di prevenzione, controllo ed eradicazione della Psa. "La tanto attesa svolta a partire dall’abbattimento dei cinghiali, principali vettori della peste suina, non è arrivata" commenta il sindaco di Tresana, Matteo Mastrini, assessore alla protezione civile dell’Unione dei Comuni Lunigiana. Gli indirizzi politici si scontrano contro una burocrazia farraginosa: "Il meccanismo è complesso e poco pratico. L’Atc – spiega Mastrini - deve suddividere le aree di intervento e inviarle alla Polizia Provinciale insieme ai nominativi dei responsabili di ogni gruppo di cacciatori. Le case di caccia devono ricevere l’idoneità dell’Asl e alcune ancora non l’hanno ricevuta". Solo successivamente a questi passaggi la Polizia Provinciale può occuparsi degli interventi sanitari, agricoli e urbani. "Le squadre di caccia che hanno speso soldi per le case e effettuato i corsi richiesti, si tengono ferme o ancor peggio confinate in spazi esigui: ho parlato con loro e sono pronte, in attesa che qualcuno le attivi". Il sindaco di Tresana parla di una burocrazia che governa la situazione più della politica: "Questo non è accettabile. Ho aperto almeno quattro richieste di intervento fra Villa e Villecchia di Tresana, Serrapiana e Barbarasco. Tutte attendono ancora una risposta e siamo quasi alla vigilia dell’apertura della stagione venatoria". Ma i problemi non finiscono qui: "Mi è stato riferito che, a causa dell’esiguità dei centri di raccolta in cui conferire i cinghiali, in bassa Lunigiana ne abbiamo solo due (uno a Tresana ed uno a Licciana), e della necessità di attendere gli esami per verificare se siano affetti da PSA, i tempi degli abbattimenti siano destinati a dilatarsi".