DANIELE ROSI
Cronaca

Il ritorno alla speranza: "Siamo finiti in mare: pensavamo di morire". Sulla nave 249 drammi

Le lunghe operazioni di controllo dalla banchina al padiglione Imm. L’efficienza e l’umanità dell’"esercito dell’accoglienza".

Il ritorno alla speranza: "Siamo finiti in mare: pensavamo di morire". Sulla nave 249 drammi

Il ritorno alla speranza: "Siamo finiti in mare: pensavamo di morire". Sulla nave 249 drammi

Il primo a scendere dalla nave è un bimbo, che stringe in mano un quaderno azzurro con disegni da colorare. Il simbolo di una normalità che non ha mai vissuto. Non lo molla, continua a stringerlo anche sul pullmino che lo porta alla Imm. Azzurro è quel quaderno, come il colore dell’acqua che negli ultimi giorni ha accompagnato il lungo viaggio della speranza dei 249 migranti salvati in mare dagli operatori della nave Geo Barents di Medici Senza Frontiere. La speranza per loro è approdata all’alba di ieri sulla banchina Tagliercio. L’undicesimo sbarco nello scalo apuano, il più numeroso. E le procedure dell’accoglienza sono andate avanti ore, fino al pomeriggio.

Erano stati salvati in tre diverse operazioni di recupero i 249 bambini, donne e uomini, scesi dalla scaletta della nave. In mezzo al Mediterraneo su “bagnarole” inadeguate alla traversata hanno rischiato dimorire. E’ stato un incubo soprattutto per quaranta di loro, ammassati con altri 35 su un’imbarcazione in vetroresina che per 12 ore ha raccolto acqua finché non li ha ribaltati in mare. "Siamo stai per un giorno e mezzo senza cibo, senza poter bere – ha raccontato il 22enne Abdalle al team di Msf – dopo poche ore il motore ha smesso di funzionare e l’acqua ha iniziato a entrare. Hanno iniziato ad alzarsi, a muoversi e la barca si è capovolta. Ho pensato che fosse il nostro ultimo giorno".

"Eravamo alla deriva, imbarcavamo acqua – ha aggiunto Idriss, 40 anni – eravamo tutti spaventati, disperati. Io so nuotare ma vedendo tutti quei bambini e adulti che non sanno nuotare, ho temuto". I 249 sbarcati ieri mattina arrivano per la maggior parte da paesi dell’Africa Subsahariana, 43 sono minori di cui tre hanno meno di quattordici anni. Trenta sono donne e tra loro anche una minorenne in stato di gravidanza e un’altra con il suo bambino. Molti i nuclei familiari.Dalla nave prima sono scesi prima i minori, tanti di loro con in braccio pupazzi o giocattoli. Poi è stata la volta delle donne e delle persone più fragili, infine il resto del gruppo. I medici hanno rilevato tredici casi di persone con sintomi di scabbia.

Dopo essere scesi dalla Geo Barents i migranti sono stati accompagnati a gruppetti con i pullman al padiglione allestito alla Imm per le fasi di identificazione e controllo medico, per essere poi rifocillati prima di partire verso i centri di accoglienza assegnati. Sulla banchina Taliercio, insieme alla sindaca Serena Arrighi e al Prefetto Guido Aprea, la solita corposa squadra dell’accoglienza, coordinata dalla Prefettura e distribuita tra volontari, Croce Rossa, Asl, forze dell’ordine, Guardia costiera, Capitaneria di porto e Autorità portuale. Tra i volontari anche un piccolo gruppo lunigianese dell’Ordine di Malta. "Di questi 249 migranti – ha spiegato il Prefetto Guido Aprea – 55 resteranno in Toscana, di cui 3 minori a Massa-Carrara, compresa la minore incinta. Gli altri migranti invece saranno trasferiti: 30 adulti nel Lazio, 36 in Campania di cui 18 minori non accompagnati, 50 in Puglia di cui 15 minori soli, 50 adulti in Piemonte e 28 adulti in Basilicata".

A bordo i primi controlli dagli operatori della sanità marittima insieme a Croce Rossa che ha coordinato le operazioni di sbarco e consegnato ad ogni migrante un kit igienico sanitario messo a disposizione grazie alla convenzione tra Cri e prefettura, secondo il modello di riferimento a livello nazionale. "Marina di Carrara – sottolinea Giorgio Ricci, presidente del comitato provinciale di Croce Rossa – è il secondo porto italiano, dopo Brindisi, che ha ricevuto più sbarchi. Il modulo di Croce Rossa con il coordinamento regionale permette di avere disponibili un numero di volontari importante provenienti anche da altre province che conferma la validità della rete messa in campo per garantire il miglior servizio possibile sia dal punto di vista umano che organizzativo".