Il lastricato da salvare. Restauro dei ’piagnoni’ simbolo dell’Ottocento

Pontremoli, un cantiere mobile per ripristinare l’antico ’mantello’. Le lastre usurate da agenti atmosferici, traffico auto e calpestio.

Il lastricato da salvare. Restauro dei ’piagnoni’ simbolo dell’Ottocento

Il lastricato da salvare. Restauro dei ’piagnoni’ simbolo dell’Ottocento

Fervono i lavori per il restauro del lastricato storico nel centro pontremolese per ripristinare la qualità della pavimentazione. La naturale erosione per le condizioni atmosferiche nel tempo e l’usura per il calpestio e transito dei veicoli, assieme a interventi di manutenzione della rete dei sottoservizi, hanno inciso sul manto di pietra.

Per questo il Comune di Pontremoli ha deciso di investire 200mila euro per riqualificare gli storici “piagnoni“ affidando l’opera alla ditta Menchi di Pieve San Lorenzo, specializzata in questo tipo di lavori, che già nei primi anni Novanta rifecero il lastricato storico della piazza verso il palazzo dell’ex Tribunale, quella realizzata, secondo il cronista del Quattrocento Giovanni Antonio da Faie alla metà del suo secolo. Il cantiere è mobile e non prevede la chiusura delle strade. Il lastricato delle strade nel centro storico era stato realizzato dal 1841 al 1846 da Porta Parmigiana a Porta Fiorentina, un’opera avviata con Granducato di Toscana che va difesa. Se i piagnoni di Pontremoli potessero parlare racconterebbero storie incredibili. "Il lastricato così liscio e così sonoro era come l’eco che ripetesse, ampliandole, tutte le voci consuete o no, della città, dalle più esili alle più robuste", scrive Luigi Campolonghi nel suo bellissimo libro "Una cittadina italiana tra l’80 e il 900". Ogni quartiere è un racconto, custodisce una storia di strada. Come quelle della Corriera d’Orcesi che aveva assunto il servizio di posta e dei passeggeri sulla strada napoleonica della Cisa, al tempo del governo del duca Carlo III di Borbone, nell’anno 1854. Le carrozze partivano ogni giorno sia da Parma che da Pontremoli alle 7 del mattino d’inverno e alle 20 in estate e giungevano a destinazione, salvo incidenti, dopo dodici ore di cammino. Il costo del biglietto era di dieci lire. A Pontremoli partiva dall’Albergo della Posta, poi divenuto Albergo della Stella nell’odierna Via Garibaldi. Dondolante e maestosa la pesante vettura, guidata da Battistin Panada, portava sino a dodici e più persone e avanzava per la stretta via lastricata,annunciata da fieri squilli di tromba e con gran scintillio di vetri e scrosci di ferraglie, usciva da Porta Parmigiana. Così si avviava di buona lena per la strada che iniziava a salire verso il passo.Il lastricato pontremolese era come un filo sottile che univa la comunità, un bene comune da salvaguardare.

Oggi non si usano più gli antichi attrezzi: scalpello, mazzuolo, martellina e bocciarda. Per tagliare le pietre si usa la troncatrice col disco diamantato, che in pochissimo tempo trova la giusta misura per ogni pezzo. La lavorazione della pietra arenaria fa parte dei mestieri ampiamente praticati in Lunigiana nella storia. Un tempo i ’piagnoni’ venivano affogati nella terra, quando il via vai era solo pedonale. Oggi con il traffico veicolare occorre usare il cemento che li blocca per secoli. Per estrarre i piagnoni dal lastricato è necessaria un’attività laboriosa, occorre fare un taglio con la tranciatrice col disco diamantato per allentarela presa. Oggi c’è una metodologia di posa diversa rispetto al passato.

Natalino Benacci