Il Garibaldi dell’editoria. La storia del libraio Maucci: "L’impresa fino in Messico. Costruì un vero impero"

In viaggio nella vita del lunigianese con l’iniziativa organizzata a Montereggio "Fu amico di Émile Zola e Gabriele D’Annunzio. Un esempio straordinario" .

Il Garibaldi dell’editoria. La storia del libraio Maucci: "L’impresa fino in Messico. Costruì un vero impero"

In viaggio nella vita del lunigianese con l’iniziativa organizzata a Montereggio "Fu amico di Émile Zola e Gabriele D’Annunzio. Un esempio straordinario" .

Dall’alta Lunigiana, terra di grande emigrazione, sono partiti nell’Ottocento plotoni di ambulanti che portavano nella loro gerla le storie dei cavalieri antichi come "Il Guerin meschino" e "I Reali di Francia". Lo testimonia un salvacondotto d’archivio rilasciato nel 1854 a Sante Maucci di Montereggio, definito "contadino, dentista, venditore di pietre, anzi di libri" per circolare liberamente negli stati parmensi. Quei librai erranti contribuirono successivamente a fare l’Unità d’Italia accodandosi all’esercito piemontese. Con i soldati arrivava il libro: un vero liberatore delle coscienze. I librai successivamente svilupparono la loro attività nel nord d’Italia, ma anche all’estero, dove la gerla lasciò successivamente il posto alla bancarella e poi alla libreria. E nel corso degli anni diedero origine a vere e proprie dinastie che ancora che hanno gestito le più importanti librerie italiane. Si chiamavano Tarantola, Bertoni, Fogola, Vannini, Giovannacci, Lazzarelli, Rinfreschi e Maucci.

Se n’è parlato a Montereggio, nella chiesa di Sant’Apollinare nel corso dell’incontro "I librai e la diffusione della cultura nel mondo", organizzato dalla Pro Loco di Montereggio con la partecipazione di Cynthia Teresa Quiñones Martínez, ricercatrice all’Istituto de Investigaciones Históricas dell’Universidad Juárez del Estado de Durango (Messico) che ha parlato del tema "La Biblioteca del Niño Mexicano e la casa editrice Maucci Hermanos: Mexico". Un capitolo della storia di un libraio che ha fatto veramente la storia dell’editoria costruendo dal nulla un impero editoriale in tre continenti diversi: il suo nome era Emanuele Maucci che invase Argentina, Venezuela, Messico e Spagna delle traduzioni dei capolavori della letteratura italiana e francese. All’incontro erano presenti il sindaco di Mulazzo Claudio Novoa, accompagnato dal collega primo cittadino di Tresana Matteo Mastrini, dal presidente della pro Loco locale Sandro Fogola, da Gianni Tarantola già presidente della Fondazione Città del Libro che organizza i Premi Bancarella. Nel corso del convegno sono intervenuti anche Roberto Lazzarelli, presidente dell’Associazione Librai Pontremolesi e Lorenzo Sola Rinfreschi, ex libraio discendente da una famiglia di librai editori montereggini. Emanuele Maucci fu un vero Garibaldi, che invece della sciabola usava i libri, e la sua storia è tutta da raccontare.

Nato nel 1850 da Domenico e Brigida Battistini, a Parana, quasi al confine con la Liguria, dopo la morte prematura del padre appena adolescente emigra in Francia. Nel 1869 decide di raggiungere lo zio Carlo a Buenos Aires in Argentina, dove inizia la sua attività di editore. Poi torna lasciando la gestione della "Maucci Hermanos" ai cugini Luigi, Carlo, Giacomo e Giovanni Battista. Poco tempo dopo solca di nuovo l’Atlantico per arrivare a Città del Messico. E’ il 1886 e anche qui lancia attività editoriali ("El Parnaso de Las Musas") che hanno rapidamente successo. Sei anni dopo torna in Europa consegnando le redini messicane ai cognati e si stabilisce a Barcellona dove apre la Casa Editorial Maucci. Presto avrà una succursale a Madrid, continuerà a distribuire i libri a Buenos Aires e Caracas.

"È Emanuele Maucci ad introdurre in Sudamerica i libri stampati dalla Salani, ma è soprattutto lui a diventare l’editore delle opere di Carolina Invernizio in lingua spagnola – spiega Gianni Tarantola che è lo storico del fenomeno ambulante –. Attua una politica di espansone e assorbe due altre case editrici spagnole. La sua impresa è tra le prime in Spagna ad utilizzare la linotype (1908) che sostituisce i caratteri mobili. Una delle caratteristiche vincenti dei suoi prodotti sono, oltre ai prezzi, il peso e le dimensioni ridotte: in pratica aveva introdotto la strategia vincente dal punto di vista commerciale di pubblicare un libro come si pubblicava un giornale.Anche altri editori avevano tentato questa strada, ma la differenza è che Maucci riesce nell’impresa. E in due anni vende due milioni di copie di libri solo guardando alle edizioni economiche. Riusciva a stampare 25mila libri alla settimana pari a 1 milione e 300 mila libri all’anno". Nel catalogo pubblicato a Barcellona nel 1927 della Casa editrice di Emanuele Maucci si legge che essa "dispone di un edificio di proprietà, che occupa una superficie di 3.730 metri quadrati. Nei suoi depositi vi sono circa sette milioni di tomi di differenti classi e rilegature. La media dei libri prodotti per settimana è di 25 mila tomi, pari a un milione e trecentomila tomi all’anno, corrispondenti a circa 364.000 chili di carta, di varia qualità e formato. Il metallo utilizzato per la composizione di varie centinaia di opere, e le lastre di esterotipia (detta anche galvanotipia) pesano 200.000 chili". Insomma un vero e proprio impero editoriale. Maucci fu amico di Emile Zola e Gabriele D’Annunzio che soggiornò per due anni a Barcellona dal 1900. " Ma il vate era un vero rompiscatole – aggiunge Tarantola - e Emanuele lo affidava al nipote Giulio con il compito di fargli visitare la città catalana". Morì a Barcellona, dove è sepolto nel 1937.

Natalino Benacci