MAURIZIO GUCCIONE
Cronaca

“Il mio impegno? Sempre in difesa degli ultimi“

Padre Massimo Lombardi, missionario in Brasile da 50 anni, torna in Italia per condividere la sua esperienza e impegno per i diritti umani e sociali, confermando la sua scelta di vita nel Paese sudamericano.

Padre Massimo Lombardi, originario di Borgo a Mozzano, è partito 50 anni fa per il Brasile come missionario

Padre Massimo Lombardi, originario di Borgo a Mozzano, è partito 50 anni fa per il Brasile come missionario

Padre Massimo Lombardi, originario di Borgo a Mozzano, è partito 50 anni fa per il Brasile. E da allora la sua attività di missionario non si è più fermata. Oggi, dopo un lungo cammino, è stabile a Rio Branco. Ordinato nel 1969, dapprima entra nella parrocchia di San Paolino e nel 1974 si reca al Centro Ecclesiale Italiano per l’America Latina con sede a Verona. Inizia così la spiritualità missionaria partendo per il Brasile.

Non ha dubbi, padre Massimo – ieri come oggi – con il tipo di scelta: "Vida è missão", dice. Per il mese di ottobre, che è dedicato alle missioni, Don Massimo è tornato nel suo paese di origine e parteciperà a iniziative pubbliche all’interno dell’arcidiocesi illustrando la sua attività missionaria e confrontandosi.

Don Massimo, a che cosa è dovuta la sua scelta?

"Quando Pio XII aprì la possibilità ai sacerdoti di andare a cooperare, in effetti pensavo già allora di starci per tutta la vita, per una convizione profonda; ogni tre anni, come gli altri sacerdoti, dovevo confermare questa idea di servizio verso la comunità, e questo è durato fino al nono anno; come vede sono ancora stabilmente in Brasile e lì desidero rimanere".

Che cosa ha trovato allora in Brasile e che cosa rimane oggi del lavoro svolto?

"All’inizio l’esigenza era quella di sacralizzare ma quel tipo di azione non dava i risultati sperati; notammo, nella fase successiva, che bisognava invece evangelizzare, quindi formare la comunità: dovevo essere io, missionario, ad andare nella foresta, nelle zone rurali per formare una comunità fatta di laici, donne, persone capaci di riunirne altre e trasmettere così la Bibbia, le decisioni pastorali".

Avvenne così un’importante trasformazione?

"Sì, ci fu una transizione che dette vita a centinaia di Comunità di Base attraverso quella che venne definita la teologia della liberazione; occorreva stare insieme, accanto a quelle persone contro le ingiustizie che subivano, era una vera e propria lotta e in tutto questo la parola di Dio illuminava; si formarono dei nuclei di liberazione che non furono visti poi tanto bene dal governo locale e anche dagli Usa e per questo fu anche impedito l’arrivo di missionari sia italiani che francesi".

Oggi qual è la situazione nella comunità in cui opera?

"Politicamente non è delle migliori, è in atto una repressione nei confronti di chi ha costruito piccole abitazioni; entro il 31 del mese il governo userà la repressione se non verranno abbattute. Io sono qui, ma quando tornerò i primi di novembre, ricomincerò con il mio impegno su tante tematiche: dalla difesa dei diritti nelle carceri alla piaga della tortura; la scelta è sempre rivolta verso i poveri e coloro che non hanno diritti, una missione quindi che cambia al mutare dei periodi storici ma rimane intatta nell’obiettivo".

Ha mai pensato di tornare a casa definitivamente?

Ride... "Sono in Lucchesia da pochi giorni e sento freddo, il mio fisico non sopporta questo clima; no, la mia vita è in Brasile, l’ho scelto e lo scelgo ogni giorno".