Peracchini ormai a un passo dall’investitura. A sinistra torna la caccia al 'civico'

Venerdì il vertice di maggioranza: si punta a ricompattare la coalizione. Melley non riesce a superare il muro delle divisioni tra i dem

Pierluigi Peracchini

Pierluigi Peracchini

La Spezia, 17 febbraio 2022 - Dovrebbero essere giorni febbrili e la campagna elettorale dovrebbe già essere entrata nel vivo di spot, propaganda e denigrazione. E invece i due schieramenti, a tre mesi dall’appuntamento con le urne, sembrano ancora avvitati in una spirale di recriminazioni e inconcludenza che non fa sperare niente di buono. E’ così tra le file del centrodestra, ancora alle prese con il rebus Peracchini sì - Peracchini no. Le ultime ’proiezioni’ danno però il sindaco uscente – il cui nome è ancora super blindato dal governatore Giovanni Toti al grido di squadra vincente non si cambia – in procinto di ricevere il nullaosta dell’intera coalizione, azzurri e popolari compresi. Il nodo sarà sciolto soltanto domani, all’esito di un vertice in programma alla Spezia e al quale prenderanno parte i notabili di Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia e Noi con l’Italia. Un lasciapassare che i più danno come pura formalità. Nonostante gli immancabili strali anti-peracchiniani del coordinatore provinciale azzurro Nanni Grazzini e volendo prescindere dalle reciproche frecciatine sul caso Felettino tra il sottosegretario Andrea Costa e l’assessore regionale alla sanità (vedi servizio a pagina 3), pare che nessuno, tra i big del centrodestra, voglia trovarsi col cerino in mano nel caso di un ipotetico insuccesso alle prossime amministrative.

Tra le file del centrosinistra regna invece il caos assoluto. E per ogni passo in avanti fatto a prezzo di sudati millimetrici spostamenti dell’ago della bussola e grossolane improvvisazioni di rotta, ci sono almeno tre passi indietro a suon di smentite e chiarimenti ’postumi’. Insomma, siamo punto e a capo. Lo si è capito in modo abbastanza netto ieri sera, in occasione dell’ultimo vertice che il Pd ha avuto con la rappresentanza della Lista Leali. Rientrata l’ipotesi di una candidatura politica – osteggiata apertamente sia dal fronte forcieriano di Più Europa e Avantinsieme sia dagli esponenti della sinistra più radicale – l’unica opzione rimasta sul tavolo è quella dell’attuale capogruppo Guido Melley. Ma in merito alla possibilità di convergere sul nome del leader dell’opposizione consiliare, il Partito democratico continua ad avere pesanti riserve: la base dem è infatti profondamente divisa e il rischio di parcellizzazione delle posizioni è dietro l’angolo, una situazione, a onor del vero, rispetto alla quale il partito di Andrea Orlando è in buona compagnia. Il noto commerciante spezzino al momento può contare infatti sull’appoggio incondizionato di Sinistra italiana e di una parte di Rifondazione e del Pd. Movimento 5 Stelle e Articolo 1 sembrerebbero propendere invece a maggioranza per la discesa in campo dell’avvocato Rino Tortorelli, alfiere di Cittadinanzattiva. Insomma, ieri sera ai piani alti di via Lunigiana si è tentato di far passare il ritiro dell’opzione candidatura politica come ’merce di scambio’ per rinegoziare un terzo nome, diverso da quello di Melley. E così si riapre la caccia alla chimera del ‘civico capace di tenere insieme tutta la coalizione’. Ammesso che esista...