Mediazione tra pari. Sportelli del conflitto per battere il bullismo

Protagonisti gli alunni delle scuole di Levanto, Riomaggiore e Deiva. I litigi tra studenti saranno ’ gestiti’ da un coetaneo in una stanza ad hoc. .

Mediazione tra pari. Sportelli del conflitto per battere il bullismo

Mediazione tra pari. Sportelli del conflitto per battere il bullismo

Tra i due litiganti, il terzo porta la pace. Si potrebbe sintetizzare così il progetto sperimentale di mediazione tra pari, approdato in tre scuole medie della riviera spezzina. Ancora poco diffusa in Italia, la mediazione tra pari è un efficace strumento di contrasto ai conflitti basato sul ricorso ad una persona esterna ai litiganti, il mediatore, per ricomporre dissidi di ogni genere, dal dispetto al bullismo. Con una particolarità: i mediatori sono coetanei, compagni di scuola ai quali rivolgersi in un rapporto, appunto, tra pari. Pioniere della sperimentazione sono le scuole medie di Levanto, Deiva e Riomaggiore. A volerla, con convinzione, è Sonia Quinzi, dirigente scolastica dell’Istituto comprensivo Isa 23 Levanto; a realizzarla è la Cooperativa sociale Lindbergh di Spezia; a condurla e seguirla in ogni sua fase sono Roberta Di Martino, pedagogista specializzata in gestione del conflitto e referente del progetto, e l’educatrice Silvia Brambilla.

"La mediazione scolastica tra pari – spiega Di Martino – non è solo uno strumento di gestione della conflittualità. È un processo educativo che accompagna i ragazzi ad acquisire e utilizzare alcune tecniche di risoluzione del conflitto. Questo non significa negare l’esistenza del conflitto o identificarlo come il male da nascondere. Al contrario, significa riconoscerlo e, dopo, individuare i modi corretti di gestirlo. Significa assumersi la responsabilità delle proprie parole e azioni. Significa praticare e sviluppare l’empatia, l’ascolto attivo, il rispetto reciproco". Due le fasi della sperimentazione. La prima, appena conclusa, ha riguardato la formazione degli insegnanti referenti e degli studenti mediatori: ventidue allievi selezionati dai docenti nelle classi prime e seconde delle tre scuole. Come giudicano l’esperienza i ragazzi coinvolti? Lo abbiamo chiesto ai tre neo-mediatori della Petrarca di Levanto (i nomi sono di fantasia, a tutela della privacy;ndr). "Mi sento più libero, con la mente più aperta. Ho capito molte cose. Per esempio che non bisogna smettere di litigare, ma si può imparare a trasformare un litigio distruttivo in un litigio costruttivo" dice Marcello. "Ora so che bisogna parlare, sempre. Confrontarsi con chi si è in conflitto è anche una forma di gentilezza. E quando c’è gentilezza non ci sono litigi", dice Mattia. "Quando due ragazzi litigano, la cosa più importante non è puntare il dito su chi ha iniziato ma metterli di fronte, farli parlare e aiutarli a capire perché stanno litigando", dice Iacopo.

Lusingati e un po’ intimoriti dall’assunzione di responsabilità che sentono verso i compagni, tutti e tre si dichiarano pronti ad entrare nella seconda fase, quella operativa, che prenderà il via con l’apertura dello “sportello del conflitto“. "Sarà una stanza dedicata esclusivamente all’incontro tra mediatori e confliggenti – spiega Roberta Di Martino –. Uno spazio di condivisione, di ascolto e di dialogo all’interno del quale ricucire lo strappo di un rapporto". Con la supervisione costante degli insegnanti referenti e, periodicamente, dell’esperta Roberta Di Martino. La data di apertura non c’è ancora ma l’idea, precisa la dirigente Quinzi "è aprire gli sportelli all’inizio di maggio, così da arrivare a fine anno con uno strumento già rodato e pronto a garantire la ripartenza del progetto all’apertura della scuola a settembre". Una volta avviati, gli “sportelli del conflitto“ saranno a disposizione di tutti i 220 gli allievi delle tre scuole aderenti al progetto.

Alina Lombardo