MATTEO ALFIERI
Cronaca

Se siamo fermi a Ribolla: "C’è ancora tanto da fare"

Il segretario Cgil Landini alle iniziative per i 43 morti in miniera 70 anni fa "Referendum contro leggi che hanno peggiorato i diritti guardando al profitto".

Se siamo fermi a Ribolla: "C’è ancora tanto da fare"

Se siamo fermi a Ribolla: "C’è ancora tanto da fare"

ROCCASTRADA (Grosseto)

"Maledetta miniera". La fine della ballata del dolore cantata dai piccoli alunni delle scuole di Ribolla racchiude in due parole quello che si portò dietro il boato del grisù, l’infido gas che si formò a 250 metri di profondità nel pozzo Camorra, il 4 maggio del 1954, lasciandosi dietro disperazione e morte. Quarantatré i minatori che ci lasciarono la pelle. Il dopo è storia: un processo farsa che si concluse con l’assoluzione di tutti gli imputati. Ma quella "tragica fatalità" ha insegnato tanto. Ieri mattina la frazione mineraria si è stretta in un ricordo struggente, perché dopo 70 anni, il nero della lignite è ancora impresso nei muri del villaggio costruito dalla Montecatini, ma anche nel cuore di chi quella tragedia la visse in prima persona. Erano bambini, adesso sono anziani. Ma il dolore per i padri che non uscirono più da quei budelli scavati nel terreno qualcosa ha lasciato, oltre le lacrime che anche ieri sono scese a fiumi: la consapevolezza che non si può abbassare la guardia. Lo ha sottolineato Maurizio Landini, segretario nazionale della Cgil presente alla commemorazione in Maremma insieme al presidente della Regione Eugenio Giani. "Il problema di tutti e che ancora non è stato risolto – ha detto Landini – è il dramma delle morti sul lavoro. Perciò è importante non disperdere la memoria: "I dati ci dicono che oggi c’è ancora molto da fare".

"Nel 2023 ci sono stati 1043 morti sul lavoro, e questo continua tutti i giorni, anche il Primo Maggio – ha aggiunto –. Nel 2023 ci sono stati 580mila infortuni, molti gravi. E stanno aumentando le malattie professionali. Mi pare ci sia un tema che non è ancora cambiato. Se guardiamo alle origini dei morti sul lavoro dal 1954 continuiamo a parlare degli stessi problemi" perché "le morti sul lavoro sono figlie di un modello di fare impresa, di organizzazione del lavoro, che non mette al centro la salute e la sicurezza della persona". Il profitto, dunque. Che la Montecatini mise "davanti" a quel turno di minatori. "Raccogliamo le firme per un referendum contro leggi balorde che hanno peggiorato diritti", ha detto.

"L’ombra si serra e ci auguriamo che non succeda mai più", si chiude la ballata dei piccoli ribollini. Auspici più che certezze. Perchè Ribolla e quei 43 minatori sepolti hanno insegnato davvero poco.