A Firenze va in scena ‘Montabbano sono!’

Sabato 4 maggio al Teatro san Leone

Un momento dello spettacolo

Un momento dello spettacolo

Firenze, 9 aprile 2024 - A Firenze va in scena ‘Montabbano sono!’ L’appuntamento è sabato 4 maggio alle ore 21. Lo spettacolo andrà in scena al Teatro san Leone, via Beata Angela da Foligno 7. “Si tratta dell'ultimo spettacolo della stagione teatrale al Teatro san Leone che ha visto la sua rinascita quest'anno: la gestione del teatro infatti è stata affidata alla nostra compagnia I Pinguini Theater e a quella della Futura Teatro – spiega Ilaria Morandi, attrice e rappresentante della compagnia I Pinguini –  Una stagione che ha avuto un gran successo di pubblico! Mancava proprio un teatro in questa zona di Firenze. Certo è un teatro piccolo ma con i suoi 150 posti ha fatto sold out in quasi tutti gli spettacoli messi in scena da novembre a maggio, raccogliendo più di 1500 presenze. Alla conclusione dello spettacolo Montabbano sono! Verrà perciò offerto un brindisi a tutti per festeggiare insieme una stagione che ha dato davvero tante soddisfazioni!” conclude Morandi.

Testo realizzato dall'omonimo racconto di Alessandro Robecchi (in "Piovono pietre" Laterza Ed.), adattamento teatrale di Luca Palli e Alessandro Robecchi, regia di Pietro Venè. Il cast è composto da Pietro Venè, Marco Bartolini, Cristina Bacci, Iacopo Biagioni, Bettina Bracciali, Paolo Gualtierotti, Ilaria Morandi. La commedia tratta dall’omonimo racconto di Alessandro Robecchi (giornalista, autore televisivo anche del noto Fratelli di Crozza. Dai suoi libri gialli è nata la serie Tv con Fabrizio Bentivoglio) contenuto nell’antologia: “Piovono pietre – cronache marziane da un paese assurdo” è una pièce distopica ambientata in un futuro assurdo, eppure probabile e molto vicino ai nostri tempi. Un futuro dove la televisione di basso livello, la pubblicità martellante, il cinema spazzatura, il giornalismo becero e ignorante, il linguaggio povero dei social sono diventati mainstream e modelli da seguire. Un nuovo mondo dove coloro che non riescono a adeguarsi, vuoi per motivi anagrafici oppure culturali, sono ghettizzati e marchiati come snob obsoleti ed elitari. Questo, senza svelare troppo, è ciò che vive il protagonista della commedia, Mombelli, giornalista colpevole di amare le buone letture e di non utilizzare i social, catapultato d’improvviso in un assurdo lager per intellettuali dissidenti. Nel tentativo di sopportare proiezioni quotidiane di film assurdi, o quiz demenziali o telegiornali asserviti e bugiardi, Mombelli incontrerà altri personaggi “deviati”: alcuni impazziti, altri tenuti in vita da vane speranze di fuga, altri ancora completamente asserviti alla logica dominante. Il tutto in una giravolta di gag e di equivoci, di fraintendimenti e di battute fulminanti.

Pur con un linguaggio brillante e ricco di gag, la commedia pone il problema del decadimento della nostra lingua e della nostra cultura, del gusto e di tutto ciò che influenza il gusto stesso. Siamo ormai assuefatti alle risse nei talk-show televisivi? La televisione del dolore è l’unica possibile? Il cinema che cerca solo la risata grassa nello spettatore è l’unico erede della grande tradizione comica italiana? Soprattutto: perché è accaduto tutto questo?Per tornare alla commedia: riuscirà infine Mombelli a resistere al canto delle sirene esercitato dai programmi spazzatura della tv? Il suo equilibrio psichico sfuggirà al fascino perverso e insistente dei cinepanettoni? Il grido di libertà, “Montabbano sono!”, urlato dal suo compagno di cella gli consentirà di non adeguarsi alla (sotto) cultura dominante? Maurizio Costanzo 

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