Otto imprese del legno su dieci in difficoltà per i costi troppo alti

Il settore della falegnameria in Toscana necessita di manodopera e procedure di innovazione. Un'indagine condotta da Cna Toscana ha rivelato che il 49% delle aziende ha meno di 3 dipendenti, mentre il 30% ha tra 4 e 9 dipendenti. Il 74% delle imprese ha almeno un socio con meno di 55 anni, ma solo il 20% prevede di investire in tecnologia. I principali problemi segnalati sono i costi delle materie prime e l'energia, oltre alla difficoltà di trovare nuovi lavoratori. La digitalizzazione delle aziende è ancora in ritardo.

Otto imprese del legno su dieci in difficoltà per i costi troppo alti

Otto imprese del legno su dieci in difficoltà per i costi troppo alti

Serve manodopera, ma servono anche procedure di innovazione. Sono questi i punti chiave per il comparto della falegnameria. La filiera accorpa non solo la produzione di mobili, ma anche la realizzazione degli infissi; ed è uno degli assi portanti dell’economia Toscana: in tutto quasi tremila aziende artigiane (su un totale di 4000 secondo i dati 2023) disseminate sul territorio regionale. Il punto sul settore è stato presentato da Cna Toscana, in collaborazione con Fondazione Cna Opera. Lo studio è stato realizzato operativamente dal professor Gaetano Aiello Ordinario di Economia e gestione delle Imprese all’Università di Firenze. Alla presentazione erano presenti anche il presidente di Cna Toscana, Luca Tonini, il segretario di Cna Opera Alessandro Farisei, il presidenti regionali di settore (serramenti-infissi) Mauro Sellari, (legno e arredo) Massimo Goti.

Dall’indagine è emerso che la struttura aziendale delle imprese comprende il 49% che non supera i 3 addetti, mentre il 30% si colloca tra 4 e 9 addetti ed il 21% supera i 9 addetti. Così come accade in altri settori della produzione, la tendenza ad una crescita delle imprese più strutturate, da micro a piccole, appare consolidata. Il 74% di queste ha almeno un socio con meno di 55 anni e mostra, complessivamente, un tasso di anzianità imprenditoriale non particolarmente alto. Particolarmente indicativi sono i dati relativi ai problemi percepiti dalle aziende: il principale risulta essere quello degli alti costi delle materie prime e dell’energia per il 79%, ma il 44% segnala anche la difficoltà di reperimento di nuovi lavoratori.

"Se esiste la consapevolezza di aver bisogno di nuove risorse umane e di dover intervenire sulla formazione – ha detto il professor Aiello – manca la percezione della necessità di investire in tecnologia, c’è un netto ritardo nella ‘digitalizzazione’ delle aziende, solo il 20% del campione prevede di fare investimenti in questo comparto. Tutto ciò che riguarda le risorse umane in termini di ingresso di nuovi imprenditori e di reclutamento e formazione degli addetti rimane centrale". Un valore aggiunto, quello della tecnologia, che permette anche a imprese micro e piccole di provare ad ampliare il mercato.

Fabrizio Morviducci