"La mia “Linda“ così attuale per la prima volta al Maggio"

Lo spettacolo sarà visibile sul sito del teatro e rimarrà disponibile per un mese "Al coro il ruolo di narratore"

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di Titti Giuliani Foti

"È la prima volta che lavoro a Firenze e arrivo al Maggio con questa opera poco nota, la Linda di Chamounix e che addirittura non è stata mai rappresentata nelle stagioni di questo teatro". Così parlò il regista, ma anche poeta e drammaturgo, Cesare Lievi che venerdì 15 alle 20, sul sito del Maggio proporrà questa opera da lui diretta che rimarrà disponibile per un mese.

Lievi questa “Linda“ è un’avventura.

"Sì lo è. Diciamo che è uno di quei titoli con una storia un po’ strana legata ad altri tempi e già per i momenti d’allora romanzata. Per poterla affrontare ho desiderato evidenziare il realismo e la modernità che essa contiene ambientandola comunque con costumi e scene – firmate Luigi Perego – rigorosamente d’epoca e renderla il più possibile godibile".

E come ha lavorato?

"Ho fatto di tutto affinché il pubblico si potesse in qualche modo rispecchiare nella trama. La situazione sanitaria, lo sappiamo tutti, ha posto delle limitazioni che da parte mia ho cercato di trasformare in opportunità".

Cioè?

"Ho fatto un lavoro diverso, ho cercato, ad esempio di trasmettere al coro che non potendo svolgere azioni di scena poteva diventare, nel suo insieme, un personaggio a sé. Cioè con un ruolo: il Narratore. Gli artisti del coro tengono lo spartito, si posizionano distanziati e i movimenti che avrebbero dovuto fare, sono stati affidati a dei figuranti".

Un’idea originale.

"Con solisti e figuranti ho mantenuto il concetto di messa in scena realistica, con il solo coro sarebbe stato più difficile, ma l’ho strasformato in una sorta di elemento epico".

Maestro che pensa del teatro?

"Oggi questa situazione è diventata un problema. Non tanto per gli enti lirici, ma rispetto ai teatri di prosa che non possono programmare, che subiscono una forte crisi che parte dai finanziamenti e finisce sulla programmazione. Dai teatri italiani sono spariti i grandi spettacoli di reperetorio, quelli per il quale il teatro è arrivato fino a noi. Vedo spettacoli ridotti a monologhi e sul palcoscenico, massimo due o tre attori".

Allora che fare?

"Da tempo non firmo più cose in Italia perchè non è più possibile, anche se ho scritto spettacoli, firmato 82 regie di prosa comprese in lingua tedesca e stato direttore del Teatro Stabile di Brescia per 14 anni,

Lo dico con senso di sconforto, da amatore del teatro e di attori che hanno lavorato con me: che sia sparito il repertorio è una cosa sbagliata. Ma la cosa peggiore è che sia sparito il desiderio e il bisogno di rivederlo".

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