REDAZIONE FIRENZE

"Isolotto e Murate. Ripartiamo da lì"

Firenze: l'ex assessore Biagi su overtourism e diritto alla proprietà. Soluzioni per un mercato equo e sostenibile, coinvolgendo il pubblico e regolamentando Airbnb.

Un mercato impazzito da fronteggiare tenendo sempre a mente i limiti al diritto alla proprietà. È un filo sottilissimo da percorrere quello che indica Gianni Biagi ex assessore all’Urbanistica e oggi presidente di Urbanpromo.

L’overtourism si è davvero impadronito della città?

"Credo che a Firenze la situazione non sia critica come a Milano, ma rischia di arrivare a quel livello per vari motivi. Voglio premettere due cose".

Prego.

"La prima: l’articolo 42 della Costituzione dice che la proprietà privata è libera, ma le leggi la regolano in relazione alla funzione sociale che deve avere. La seconda è che Firenze, nel 2004, si era data l’obbligo per gli interventi di trasformazione superiori ai 2mila metri quadrati, di destinare una quota non inferiore al 20% a fome di edilizia convenzionata o affitti calmierati".

Poi cosa è successo?

"La norma sul 20% è stata spesso monetizzata, ma quei soldi sono stati utilizzati per migliorare le condizioni abitative della popolazione?"

Qual è la soluzione?

"Si deve aiutare il mercato a essere più equo perché il mercato, da solo, non lo è mai. Il pubblico deve fare il pubblico. Un esempio? La consegna delle chiavi dell’Isolotto 70 anni fa e quella delle Murate, 20 anni fa. Qui il pubblico ha dettato regole".

E oggi come fare?

"Ci sono grandi immobili ancora da recuperare: la Caserma dei Lupi di Toscana, quella dei sottoufficiali in piazza della Stazione: devono essere destinate a migliorare questo tipo di distorsione del mercato. Ma se lo Stato risulta assente da questa discussione si va poco lontano".

Quanto tempo abbiamo?

"Partendo oggi, ci vorranno 3 o 4 anni. Ma già dire ai privati che devono realizzare edifici a prezzo calmierato sarebbe qualcosa. Non demonizzo gli Airbnb che sono una fonte di reddito significativo per persone che ne hanno bisogno. Ma ci deve essere una norma dello Stato che consenta, ai Comuni che vogliono, di regolamentarli".

Claudio Capanni