"Io, l’Alfredo dell’anima" Demuro debutta stasera Unica replica di Traviata

Una delle voci più riconoscibili e potenti della lirica al Maggio Fiorentino . Nella Cavea l’opera in forma di concerto: "Rispettare gli autori è un dovere".

di Titti Giuliani Foti

"Alfredo? Di sicuro è il ruolo che ho interpretato più di tutti. C’è stato il 2017, poi, che è stato incredibile: per un anno di fila ho cantato Traviata". Tenore atipico, voce riconoscibile e particolarissima, bella e potente, che si sente arrivare da una formazione diversa, forse più ricca delle altre: è una garanzia l’interpretazione di Francesco Demuro che stasera vedremo ancora nel ruolo di Alfredo nello straordinario palco della Cavea del Maggio Fiorentino oggi alle 21.

Torna in scena per una sola replica in forma di concerto con "La traviata" di Giuseppe Verdi. È il secondo titolo, con "Un ballo in maschera", delle due opere del compositore di Busseto previste all’aperto per il mese di luglio. Sul podio il maestro Carlo Rizzi a dirigere alcuni dei più grandi interpreti verdiani dei nostri giorni come Sonya Yoncheva, Francesco Demuro, apppunto, e Leo Nucci. Coro e Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino. (Biglietti a partire dai 15 euro con la Maggio Card).

Demuro la sua voce è molto riconoscibile, quanto ci ha lavorato?

"Ho sempre cantato da quando avevo quattro anni, la mia formazione sicuramente parte dal canto popolare. E quanto morirò vorrò canti popolari al mio funerale: il canto pop è nella mie vene sono un cantante del popolo e della mia terra, la Sardegna".

Quanto conta la gavetta per arrivare ai suoi livelli?

"Molto. Canto lirica da dodici anni, prima ho studiato il folk. La gavetta è una cosa importante, da fare per crescere. Arrivare alla lirica da questa strada è stato un passaggio straordinario e inevitabile, perchè amo l’opera lirica e sento quanto mi appartenga. Ma oggi mi sembrava come se fosse innescata una specie di autodistruzione".

In che senso?

"Ho come la sensazione che qualcuno voglia fare del male all’opera lirica perchè con troppa superficialità non viene rispettata la tradizione del melodramma che è la forza della nostra cultura nel mondo. E senza ragionarci sopra. Come se tutto quello che è stato fatto fino ad oggi non andasse più bene".

E?

"E allora mi chiedo: perchè? Visto che questo è il patrimonio che il mondo ci invida. Chi non è capace di capire questo concetto e non sai come è stato Franco Zeffirelli che nelle sue opere riempiva i cassetti di posate anche se nessuno li apriva, allora fai altro. Ma non distruggere quello che di bello c’è".

Quanto è vero che i cantanti lirici sono dei privilegiati?

"E’ una balla: vogliamo parlare dei cantanti lirici di una ventina di anni fa rispetto ad oggi? Noi siamo a partita Iva, paghiamo un sacco di tasse e sul palco ogni sera ci giochiamo la carriera". © RIPRODUZIONE RISERVATA

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