
Pier Francesco De Robertis
Firenze, 4 giugno 2017 - Tutti ricordano che la guerra al «parlamento dei nominati» è stato uno dei mantra del grillismo fin dalle sue origini e lo ricordano bene soprattutto quelle migliaia di militanti Pentastellati che fino a ieri sera affollavano il blog del Capo per far sentire la propria voce contro l’accordo che con l’assenso decisivo di Beppe Grillo va profilandosi tra Renzi e Berlusconi sul finto-tedesco. Un fiume di contumelie. Evidentemente i militanti sono più scevri da calcoli di potere, non hanno poltrone da difendere o da conquistare, e anche in una fase così delicata mantengono l’innocenza di un bambino. Il capo no, e per qualche seggio in più al momento decisivo rinnega uno dei pilastri dei propri dieci anni di impegno politico (il primo V-Day è del settembre 2007) firmando un’intesa che porta in parlamento solo onorevoli scelti dal capobastone per la propria convenienza.
Verrebbe quasi da salutare Grillo con un «benvenuto» nel mondo della politica che alcuni definiscono «vera» altri «politicante», in ogni caso quella che lui a parole ha sempre avversato, più attenta all’opportunità e al calcolo del momento che allo sviluppo sufficientemente coerente di una proposta. Perché una cosa è la realpolitik, e tutti sappiamo che il realismo è uno dei capisaldi dell’arte della politica, un’arte che impone spesso di fare necessità virtù, altra cosa il limitarsi a fare conti sul pallottoliere. Specie se la tua constituency è quello del fustigatore dei costumi altrui.
E’ probabile che di qui al giorno in cui la nuova legge elettorale sarà approvata, se lo sarà, diversi accorgimenti verranno apportati, ma è anche possibile che con la «blindatura» di due giorni fa Beppe Grillo non si stia rendendo conto di quanto pericoloso possa essere un tale sentimento di malcontento nella sua base. Una piccola crepa di fiducia che in un batter d’occhio potrebbe allargarsi.
Il vento muta e prima che ci se ne possa rendere conto è troppo tardi. In un mondo così post-ideologico in cui le appartenenze politiche sono talmente labili da variare velocemente, si fa presto a passare da essere l’alfiere della protesta al campione di chi della protesta è fatto oggetto. Nel momento in cui dai l’impressione di essere «uno come gli altri» la gente ti volta le spalle e si rivolge a uno più nuovo di te, o almeno che nuovo sembra. «A forza di fare il puro - diceva Nenni - arriva un puro che ti epura». Storia già vista.