DAVID ALLEGRANTI
Editoriale
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Il teorema dei “Mattei” può aiutare il Pd al voto

Pecore elettriche

Pecore elettriche

Firenze, 10 dicembre 2023 – Il no del Pd fiorentino alle primarie, con relativa candidatura a sindaco dell’assessora al Welfare Sara Funaro alle amministrative del 2024, ha aperto scenari politici interessanti. Breve riassunto. Il Pd rimane in compagnia di Sinistra Italiana, partito al quale ha concesso potere di veto sulla composizione della coalizione (tradotto: niente renziani). Italia Viva procede spedita da sola, rompendo l’alleanza in Palazzo Vecchio con il Pd: candida Stefania Saccardi, ma offre all’ex assessora Cecilia Del Re la possibilità di fare delle primarie riformiste e, magari, un accordo complessivo alle amministrative per quello che per ora è solo un fanta-ticket. L’ex Terzo Polo non esiste più a Roma, figuriamoci in Toscana, sicché Azione ha annunciato che sosterrà Funaro. Tomaso Montanari, Magnifico Rettore, chiama a raccolta il ceto medio riflessivo e i Cinque Stelle per una lista civica contro il Pd (ma non sarà lui il candidato, ha spiegato). Il destra-centro prosegue con l’ipotesi di Eike Schmidt, centrista aristotelico. Se tutto si verificasse tutto insieme tutto in una volta, il Pd si ritroverebbe praticamente da solo. Le elezioni fiorentine diventerebbero il Pd contro il resto del mondo e, per quanto Firenze sia la Ztl della Toscana, chiunque, persino questo Pd avrebbe delle difficoltà. Il partito di Elly Schlein può tuttavia sperare che si verifichi l’"effetto Matteo". Laddove, per la verità, i Matteo sono due. Renzi e Salvini. La Toscana non ha problemi a votare a destra, è successo dappertutto. Non ha nemmeno problemi a votare una seconda volta per la destra, anche questo è successo dappertutto. Il che significa che la prima vittoria non è stata un caso. A Firenze però ci sono, al momento, due politici che l’elettorato considera respingenti. Uno è il leader di Italia Viva, l’altro il segretario della Lega. La riunione degli euro-sovranisti a Firenze sarà servita a Salvini, forse, nella sfida con Giorgia Meloni per le elezioni europee. Ma le amministrative sono un’altra cosa. Schmidt potrebbe avere solo dei danni dall’onnipresenza di Salvini in campagna elettorale. Proprio come accaduto in Emilia-Romagna con Lucia Borgonzoni nel 2020. La destra che ha vinto in Toscana, fin qui, ha saputo anche nascondere le identità di partito (vedi Michele Conti a Pisa, che ha conquistato la seconda volta la città grazie alla lista civica che è arrivata seconda nella coalizione di destra-centro con il 14,5 per cento). Non sappiamo se i fiorentini siano disposti a voltare pagina, ma di sicuro non lo faranno con Alternative für Deutschland. Renzi invece dovrebbe accettare di fare un passo di lato e lasciare l’iniziativa a Saccardi (o al fanta-ticket). Ma c’è qualcuno disposto a pensare che l’ex presidente del Consiglio voglia mettersi da parte? Il capo di Italia Viva è nato per fare il numero uno, e lo è stato. Fa quantomeno sorridere che ora tra i suoi ex compagni di partito si trovi un antirenzismo così viscerale; soprattutto se parliamo di chi è stato presidente della Provincia, sindaco, segretario del Pd per due volte, presidente del Consiglio. Si ha l’impressione che l’ostilità nei confronti di Renzi vada oltre i propri demeriti, che pure ci sono e non staremo qui di nuovo a elencarli. Ma Renzi e Salvini, se troppo presenti, potrebbero essere un aiuto per il Pd.

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