Il momento degli accordi è adesso

Fra Quirinale e Paese reale

La direttrice de La Nazione Agnese Pini

La direttrice de La Nazione Agnese Pini

Firenze, 16 gennaio 2022 - Non si parla d’altro che di Quirinale, e ci mancherebbe. Ma mi preoccupa vedere la fragilità del Governo terremotato dai giochi del Colle in un momento storico che non dovrebbe consentire alcuna distrazione. Il problema, stringi stringi, è solo uno: che ne sarà di Draghi, sia che salga sullo scranno più alto del Paese (mentre l’operazione-scoiattolo di Berlusconi pare in salita, le quotazioni di Super Mario riprendono parallelamente quota), sia che se ne resti dov’è, a fare cioè da Caronte ai partiti fino alle elezioni del 2023. In attesa di capirne il destino, il clima in quello che si chiama Paese-reale è tutt’altro che buono.

Da un lato ci sono le recrudescenze del Covid (ieri altri 308 morti), dall’altro lato gli schiaffi di una crisi economica che ha già iniziato a pesare sulle bollette (mille euro in più di media a famiglia, in un anno, per luce e gas): il che significa batoste non solo per i cittadini, ma anche per le imprese, soprattutto quelle medie e piccole. Ora: è chiaro a tutti che la contromisura messa in campo dal Governo (3,8 miliardi nella manovra fiscale per mitigare gli effetti del caro energia) non sarà sufficiente.

Veniamo al Covid: con il Governo indebolito e la sua leadership in affanno, hanno ripreso quota le tensioni con Regioni ed enti locali, quasi insostenibili nell’era del Conte Bis e sostanzialmente nulle negli ultimi undici mesi, ma ora improvvisamente rinfocolate. Segno che la larga maggioranza non tiene più come all’inizio, o che comunque la luna di miele col Governo è finita da un pezzo. Se Draghi dovesse davvero salire al Colle, e i partiti riuscissero comunque a garantire una continuità a Palazzo Chigi con un altro premier, c’è da scommettere che ci attenderanno mesi sulle montagne russe.

Con un Pnrr e un’emergenza sanitaria tutt’altro che messi in sicurezza, con buona pace di quanto Draghi stesso aveva annunciato nella conferenza stampa prima di Natale. Quella dell’ormai celebre: "Sono un nonno al servizio delle istituzioni". Davvero possiamo permetterci acque tanto agitate? Il centrodestra ha puntato ufficialmente su Berlusconi (che deve sciogliere la riserva), mentre il Pd, che per il Quirinale non ha ancora espresso un nome ufficiale ma ne tiene due ben coperti (Draghi e Amato), è anche tornato a rievocare un bis per Mattarella. Il presidente in carica è del resto l’unico che potrebbe davvero garantire lo status quo e togliere dal fuoco le castagne ai partiti, che con i loro bizantinismi hanno chiaramente rallentato l’azione del Governo negli ultimi due mesi, e che dovranno essere in grado di non perdersi in nuove alchimie politiche una volta chiusa la partita del Colle. Il momento degli accordi è adesso.