Sfruttati come schiavi per lavorare nei campi fra Toscana e Umbria, cinque indagati

Uno è ai domiciliari. Il cuore dell’indagine a Perugia. La paga: 6 euro l’ora, senza nessuna sicurezza né tutela, alloggiati in un casolare fatiscente fatto pahgare 150 euro al mese a testa

Un militare del nucleo tutela lavoro (foto di repertorio)

Un militare del nucleo tutela lavoro (foto di repertorio)

Perugia, 21 marzo 2024 – Una persona agli arresti domiciliari e quattro obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria: sono i provvedimenti cautelari notificati stamani dal nucleo carabinieri ispettorato del lavoro di Perugia - con l'ausilio dei militari di Perugia, Grosseto e Siena nonché del personale del Gruppo Tutela Lavoro di Roma - nei confronti di indagati turchi e marocchini tra i 35 e i 45 anni, titolari di due ditte agricole, domiciliati nella provincia di Perugia. Avrebbero costituito una compagine dedita alla commissione di reati, nella fattispecie di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, con violazione dei contratti nazionali e delle norme sulla sicurezza del lavoro.

Le indagini, condotte dal Nil di Perugia, sono state avviate circa un anno fa, quando una cooperativa sociale di Perugia nell'ambito dell'emergenza sociale e attiva anche per i servizi rivolti alle vittime delle “tratte” dei migranti, ha segnalato il caso di un nigeriano, clandestino, sottoposto a sfruttamento e violenze da parte degli indagati.

Le indagini hanno permesso di ricostruire il modus operandi: uomini reclutati per lavorare nei campi a 6 euro all'ora per lavorare tra le 8 e le 10 ore al giorno in aziende agricole tra Perugia, Grosseto, Siena Arezzo, in condizioni indegne e particolarmente faticose, senza alcuna dotazione di dispositivi di sicurezza, senza alcuna formazione e senza l'invio alle previste visite mediche, a fronte di un contratto che prevedeva 6 ore giornaliere.

Nel corso delle indagini è emerso che circa 70 stranieri erano stati oggetto di sfruttamento, tra cui moltissimi clandestini. Le condizioni igienico sanitarie in cui erano costretti a vivere erano oltremodo precarie; quasi tutti alloggiavano in un casolare fatiscente a Panicale per la cui sistemazione di un posto letto pagavano mensilmente l'importo di circa 150 euro, somma che veniva arbitrariamente sottratta con violenza o minaccia della già misera retribuzione.