Renzi lancia la sfida ai pm: "Tanti dubbi su di voi"

Nel libro rivela: "Io indagato anche per la conferenza ad Abu Dhabi" Poi l’attacco alla procura: "Se mi denunciate, rinuncio all’immunità"

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Firenze, 15 luglio 2021 - Controcorrente. E contro la procura di Fire nze. Fino alla sfida al pm che ha indagato lui, la sua famiglia, i suoi amici e compagni d’avventura: "Mi denunci per quello che ho scritto e io rinuncerò all’immunità". Il libro di Matteo Renzi, presentato ieri, oltre che un racconto della vita politica del leader di Italia Viva, annodata intorno alla decisione di far cadere il governo Conte e aprire la strada all’arrivo di Draghi, è una ricostruzione dal suo punto d’osserazione delle dinamiche della "Renzologia" giudiziaria. Nel mirino il capo dell’ufficio fiorentino, Giuseppe Creazzo, e soprattutto il suo aggiunto, Luca Turco. Il tutto, farcito da una notizia, vergata dall’autore tra le grane giudiziarie dei genitori e quelle della fondazione Open: una nuova indagine su di lui, collegata al pagamento della conferenza dell’organizzazione ’Salt’, di Anthony Scaramucci, in quel di Abu Dhabi. "A inizio del 2020 - scrive Renzi -, avendo finito il resto della famiglia ed essendo le nonne troppo anziane, Turco invia un avviso di garanzia anche a me. Vengo infatti indagato per ’’prestazione inesistente’’ dopo aver partecipato a un convegno ad Abu Dhabi al quale partecipano autorevoli leader internazionali". Una due giorni di conferenze con Sarkozy, Blair e Cameron. "Inutile dire che per tale conferenza ho ricevuto un corrispettivo bonificato in modo legittimo e trasparente sul quale ho pagato le tasse in Italia". Invece, il pm Turco contesta che il pagamento non sarebbe finito direttamente sul conto di Renzi, ma avrebbe fatto un giro passando dalla società di Portici di Carlo Torino. La società di Torino - sostiene l’accusa - avrebbe falsamente fatturato una prestazione (del valore di 75mila euro) in realtà eseguita da Renzi. "Abbiamo ricevuto gli atti relativi ad alcune acquisizioni fatte a carico di Torino - spiega l’avvocato Lorenzo Pellegrini, uno dei legali di Renzi - e al momento nient’altro". L’inchiesta, confermano gli inquirenti, è ancora aperta e il giudice dovrebbe recapitare a breve una proroga. "Solo al sottoscritto, e solo dalla procura di Firenze, sono stati avanzati rilievi sulle conferenze a pagamento che si svolgono in molti Paesi del mondo e che caratterizzano l’attività di molti ex capi di Governo di tutto il pianeta", rincara il leader di Italia Viva nelle pagine fresche di stampa. «Ma questi processi tutto sommato non sono un dramma", dice Renzi portando il lettore al cuore del suo j’accuse alla magistratura fiorentina: l’inchiesta Open e le perquisizioni ai finanziatori non indagati "svegliati alle sei del mattino da centinaia di uomini della Guardia di Finanza". Un sequestro, aggiunge Renzi ricordando gli annullamenti della Cassazione, che "sacrifica i diritti di un cittadino per andare a cercare altri reati". Ma l’inchiesta Open, dai finanziatori arriverà direttamente a lui. "Anziché chiedere scusa, il pm Turco indaga anche me, Maria Elena Boschi e Luca Lotti. L’avviso di garanzia è infarcito di elementi falsi". Renzi accusa il pm Turco di aver adottato "due pesi e due misure", per aver richiesto l’archiviazione dell’altra indagine per finanziamento illecito sull’associazione vicina all’ex governatore Enrico Rossi. "Pongono seri dubbi sull’operato del dottor Turco numerosi servitori dello Stato che lavorano con lui a Firenze. I quali in alcuni casi saranno costretti al trasferimento". Parole pesanti, di cui Renzi si dice "pronto a portare le prove, annunciando sin da adesso che ove il dottor Turco volesse denunciarmi per le cose - sacrosante e inattaccabili - scritte in questo libro, sono pronto a chiedere al Parlamento di rinunciare alle guarentigie previste dalla Costituzione per affrontare il processo e portare le carte che dimostrano ciò che ho scritto davanti a un giudice terzo".